Nord e Sud - anno III - n. 24 - novembre 1956

sono ripartite in egual misura tra Centro-Nord e Sud. È questo l'unico aspetto negativo della situazione edilizia italiana che non presenti una particolare accentuazione nel Sud rispetto al Nord. 5) Attività edilizia minore. - Il numero dei vani utili costruiti dal 1951 al 1954, di cui l'edilizia sovvenzionata rappresenta circa il 45%, è di circa due milioni, di cui 1'82% è stato costruito nel Centro-Nord e soltanto il 18% nel Sud e nelle Isole. Proporzione questa in netta antitesi con le maggiori esigenze edilizie del Mezzogiorno denunziate dai risultati del censimento del 1951. Questa, in sintesi, la situazione edilizia dell'Italia meridionale che costituisce un particolare aspetto del nostro problema edilizio che, considerato nel suo complesso, è caratterizzato a sua volta da molteplici aspetti negativi; fra i quali, volendo limitarci a mettere in luce i più significativi, figurano: a) L'insufficienza del ritmo attuale di costruzione a coprire l'intero fabbisogno edilizio. - Secondo le rilevazioni contenute nel rapporto della Commissione Economica Europea delle Nazioni Unite occorrerebbe costruire, per il periodo 1955-1964, 336.000 abitazioni all'anno invece delle 177.000 costruite nel 1954, ove si volesse attuare una totale copertura delle varie esigenze edilizie determinate nel nostro Paese, oltre che dall'incremento demografico e dalla costituzione di nuove famiglie, dalla necessità di sostituire le abitazioni che sono al di sotto del livello medio e di dare una abitazione a coloro che vivono tuttora in grotte, baracche, ecc. Ove la costruzione di nuove abitazioni continuasse al ritmo del 1954, al termine del decennio si coprirebbe soltanto poco più del 50% del fabbisogno edilizio. b) La forte incidenza - 6% - delle abitazioni non occupate. - È questo un dato che, esaminato unitamente a quello del fabbisogno edilizio, denunzia uno scarto anormale tra la domanda effettiva di alloggio e la domanda potenziale ed è l'indice di un errato orientamento della politica edilizia di questo dopoguerra. La particolare situazione edilizia del Mezzogiorno accentua l'urgenza di un ripensamento di tale politica. Una prima osservazione in merito è che, a prescindere dalla entità cl:i.epotrà assumere nei prossimi anni il finanziamento pubblico nel settore dell'edilizia, è chiaro che esso dovrebbe, contrariamente a quello che è avvenuto nel periodo 1951-1954, sostenere la costruzione di case là dove ce n'è più bisogno e cioè nell'Italia meridionale, il cui indice di affollamento è superiore a quello medio nazionale e dove lo sviluppo demografico è di gran lunga superiore a quello del Centro-Nord. A questo ultimo riguardo va rammentato che l'Italia metidionale ha un tasso di mortalità del 9,7 per mille ed un tasso di natalità del 23,3 per mille (nel CentroNord i due tassi sono, rispettivamente, del 14,2 e del 10,3) ed un tasso annuale di incrémento della popolazione del 13,6, in base al quale è stato calcolato che l'Italia meridionale contribuirà per oltre il 7010 all'aumento della popo- [53] Bibloteca Gino Bianco

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