pi sociali degli occupati e quelli dei disoccupati, con evidenti ripercussioni di carattere economico e sociale. A dirla in breve, se è vero che le attuali strutture del commercio al dettaglio sono tali che i consumatori - per essere esatti: 'Una parte dei cons~1matori - ricevono a determinati prezzi beni e servizi inferiori a quelli che riceverebbero se i capitali fossero concentrati in un numero minore di aziende, è anche vero che ciò ha confortato una redistribuzio,ne dei redditi in favore di detenninate categorie che altrimenti avrebbero dovuto sostentarsi in qualche altro modo, a spese del pubblico. Con ciò non si intende affatto sostenere che l'evoluzione capitalistica delle aziende di distribuzioni al dettaglio debba essere in qualche modo infrenata od ostacolata: si intende soltanto ma decisamente affermare che tale evoluzione deve connettersi armonicamente all'evoluzione del sistema economico considerato nel suo complesso. Ciò che è quanto dire: uniformarsi al ritmo di sviluppo del reddito e di accumulazione del capitale (non ad un ritmo inferiore, chè costituirebbe una strozzatura per gli ulteriori sviluppi; non ad un ritmo superiore, chè si risolverebbe in una flessione dell'accum11lazione del capitale). Come il sistema delle lice11zepotrebbe dunque rispondere a fini di « utilità sociale » è cosa che, francamente, non si riesce a comprendere. Un reale contributo al miglioramento delle strutture commerciali può ricercarsi - oltre che in un generale sviluppo de.Ila nostra economia, come si è detto - in un accrescimento della produttività di tali strutture: ma le licenze_ di vendita non recano alcun contributo nemmeno a questo accrescimento, sebbene possano contribuire all'incremento della redditività delle si11gole imprese oggi esistenti, consentendo loro posizioni monopolistiche pit'1 accentuate di quanto comportino di per sè le attività di vendita al dettaglio. Per quanti manifestano la propria simpatia a questo strumento, ritene11dolo adatto a non far travalicare un preteso numero « ottimo » di esercizi di vendita, in correlazio,ne alle « necessità » di ciascun centro abitato, non si può far di meglio che richiamarsi a ciò che si scriveva pochi anni fa in una pubblicazione dell'O.E.C.E. (La productivité dans la distributio,n en Europe, ·O.E.C.E., Parigi, 1954 p 4gg. 104-105): « •. .i due paesi in cui è in vigore urta legislazione di questo genere (co,ncessione di licenze d'esercizio compatibilmente con le necessità di una determinata zona N.D. T.), l'Italia e l'Austria, sono nel novero di quei paesi che dispongono della minore quantità di notizie economiche e di dati statistici sul meccanismo della distribuzione. I paesi dove le statistiche abbondano troverebbero le maggiori difficoltà a determinare il numero ottimo od ideale di esercizi di vendita relativamente ad una determinata zona. Per i paesi privi di questi dati, qualsiasi esame scientifico è fuori questione ». E proseguiva poco più oltre (ibidem): « Se un paese desidera limitare il numero dei dettaglianti, se desidera assicurarsi l'appogBibloteca Gino Bianco l42]
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==