Nord e Sud - anno III - n. 24 - novembre 1956

stengono che il numero degli esercizi esistenti appare spesso eccesivo se rapportato alle reali necessità delle popolazioni nel cui ambito operano; che nel settore in questione si inseriscono con troppa facilità e noncuranza, a getto conti11uo, gli operatori più sprovveduti, acuendo la « normale » competizione sino a punti di vera e propria sub-concorrenza; e che infine. l'attuale situazione - in cui agli sviluppi quantitativi ed additivi dell'apparato distributivo 110n si accompagnano in misura adeguata, o addirittura non si accompagnano affatto, sviluppi qualitativi e moltiplicativi - si aggraverehbe notevolmente se il campo fosse lasciato completamente libero alle nuove iniziative. Tutto ciò, unitamente all'ineduc~zione, all'insensibilità ed alla scarsa protezione del consumatore, fa sì che - aumentando i costi di distribuzione e quindi i prezzi al minuto - ne risulti inciso il reddito reale degli acquir~nti, che è quanto dire il benessere collettivo. Ed è precisamente nell'incremento conseguente di tale benessere collettivo che (sempre secondo l'angolo visuale dei « vincolisti l>) si manifesterebbe l' « utilità sociale» d'una oculata opera di vigilanza sulla proliferazione di iniziative tendenzialmente disordinate e dispendiose. Data l'ormai acquisita notorietà degli argomenti e delle considerazioni svolte in favore delle tesi cc vincoliste ,;, non occorre offrirne un quadro più ampio della essenziale e succinta sintesi or ora tracciata: cosi come non occorre tornare a ribadire alcune obiezioni di carattere specifico che ad essi, altrettanto notoriamente, vengono .opposte, nel rilevarne le tutt'altro che infrequenti contraddizioni ed incoerenze implicite (anche questi, del resto, soggetti già trattati nel precedente articolo). A nostro n1odo di vedere nell'attuale momento è di gran lunga più interessante prendere in considerazione alcuni elementi e motivi che adducono ad una critica di fondo circa i termini nei quali viene consuetamente impostata la questione da part~ dei cc vincolisti » : l'impressione, infatti, è che si indulga con eccessiva facilità a ritenere patologici alcuni tra gli aspetti più appariscentemente cc negativi » delle strutture commerciali nostrane, i quali viceversa - se considerati, come debbono essere, nel quadro generale dell'economia del paese - assumono un carattere affatto fisiologico. È evidente che il settore del commercio al minuto è affetto no11 meno degli altri rami dell'attività produttiva (anche se, eventualmente, in diversa misura e con diversi effetti) da quelle deficienze strutturali che sono proprie alla nostra economia, e cioè: estesa disoccupazio11e, scarsa qualificazione della mano d'opera, basso livello del reddito medio, deficienza di capitali, ristrettezza del mercato, ecc. Ciò è tanto evidente da potersi dire ovvio: e tuttavia si tratta di una verità trascurata o, quanto meno, ampiamente sottovalutata, a giudicare, si ripete, dal modo in cui i propugnatori dei siste1ni « vincolisti » affrontano e svolgono l'argomento. Cosi, ad esempio, quando si impostano confronti su scala internazionale, [39] Bibloteca Gino Bianco

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