Nord e Sud - anno III - n. 24 - novembre 1956

J . ni che se ne devono trarre »; egli rilevava . così l'inesistenza di << fatti grezzi sparsi nel mondo i quali attendono lo storico che li metta insieme ». Questo nuovo ti po di problematica doveva portare evidentemente lo storico americano a ripudiare le sue prime adesioni incondizionate al metodo delle scienze. In uno scritto pubblicato infatti nella « American Historical Review » (gennaio 1943) egli giungeva a concludere che lo storico <<è tenuto per il suo mestiere a riconoscere la natura e i limiti del metodo scientifico e a sgonfiare l'illusione che questo possa dare una scienza della storia tale da com prendere tutta la storia ». Insomma Beard era giunto alla conclusione che, tra metodo storico e metodo scientifico, nonchè esservi una sostanziale identità, <<esistesse una differenza radicale » ( come sottolinea preoccupato il White ). L,' A., tutto chiuso nei concetti di <<causalità» e <<obiettività >>, estranei alla storiografia e peculiari delle scienze, pensa che tutto ciò conduca al <<relativismo soggettivo ». Egli non riesce a vedere che Bearci in fin dei conti non ha fatto che proseguire sulla linea della sua prima speculazione; anzi, tiene a sottolineare che Beard e Robinson nel loro pensi~ro iniziale <<intendevano unire il passato al presente, ma . ' . non pensarono n1a1 ne mai sospettarono che tale loro intenzione li allontanasse dalla obiettiv,:tà » (il corsivo è nostro); e subito aggiunge: <<insisto tanto su questo punto per mettere in risalto il mutamento d'opinione in merito che si riscontra nell'ultimo Beard ». Il White ritiene che << responsabili della maggior parte dei concetti confusi che egli (Bearci) ebbe sulla storia > siano quelle correnti dello storicismo europeo che fanno capo principalmente a Meinecke e a Croce. Egli avvisa che <<l'ultimo ,Beard è assai vicino agli interessi di Croce », e ne conclude che <<da questi derivò una certa oscurità di pensiero ». E ancora, a conferma della sostanziale immaturità della cultura americana a comprendere <<l'antiquata filosofia di Croce», l'A., usando il termine equivoco di <<filosofia della storia», si lascia andare a queste sconsiderate riflessioni: <<fra tutte le posizioni filosofiche che abbiamo esaminate in questo libro, la filosofia della storia dell'ultimo Beard è I quella che sembra meritare meno credito. Oscura e viziata da contraddizioni, mostra il difetto più grave della tradizione a cui si richiama la sua tarda opera filosofica: una mancanza di rispetto per , il rigore della logica e la chiarezza di pensiero che non ha pari se non in altri scritti di filosofia della storia >>. A noi sembra invece che proprio il White mostri nel suo pensiero « il difetto più grave della tradizione a cui si richiama », quando, chiuso nella positivistica identità di <<certo » e <<vero », di <<notizie attestate » e <<pensiero storiografico», ci rivela ad un punto che <<il fine ideale della storia (co- ~e riconoscono anche alcuni relativisti) è di poter dire tutta la verità. Ma tutta . la verità è irraggiungibile, quindi dobbiamo accontentarci di elenchi di affermazioni con le quali formuliamo solo certe pagine della verità intera >>. Questo periodo denuncia l'estrema fallacia dello ideale positivistico. Il pensiero storico è qui ridotto alla funzione mnemonicopratica di raccogliere quanti più dati è possibile: ideale contradditorio, chè, nel << mare n1agnum » dei dati, la mente dello storico si perde ed è costretta quindi a scegliere. Il White non può sfuggire al- [127] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==