\ dotta nelle demolizioni delle vecchie attività artigiane che avevan•g.fino allora rifornito il mercato meridionale, provocando l'espulsione dal processo produttivo di tutta una serie di piccoli imprenditori incapaci di resistere allo concorrenza dell'in,dustria mo,derna. È un fatto assai antico e che tuttora continua, man mano che si accresce la potenza pro,duttiva dell'industria milanese e genovese e torinese. Arrivano le finestre fatte in serie, e i falegnami chiudono; arrivano i prodotti dolciari milanesi, e i gelatai locali falliscono; arrivano le forniture di pibigas,, liquigas; ecc., anche nei paesi di provincia, e gli antichi legnaioli e carbonai sono costretti a cambiar mestiere. Per qualche tempo questo mestiere lo si cerca in loco, e naturalmente, in un mercato I così caratterizzato, non lo si trova; e allora si tenta l'avventura al Nord, dove l'ampliamento e la crescente prosperità dell'industria fa sperare, e realmente offre, la possibilità di trovare nuovi posti di lavoro. Non sto facendo, come ognun vede, nessuna scoperta, chè queste cose si sanno da decerini, e sono state documentate da tutta una letteratura liberista e meridionalista nella quale figurano o•norevolmente anche nomi di piemontesi, a cominciare da Luigi Einaudi; e sembra tuttavia che il Gualerzi non ne abbia mai sentito parlare, tanto che a proposito degli ormai famosi autobus dalla Fiat venduti al Comune di Napoli non riesce a capire che io facevo riferimento ai vantaggi che alla Fiat e a Torino appunto derivano dal dominio del mercato meridionale, e si chiede addirittura, con santa ingenuità, se io non pretenda per caso che la Fiat debba fare la beneficenza al Mezzogiorno (!), senza capire neppure che se i 700 milioni in que- , stione fossero andati a una ditta locale, sarebbero serviti a dar lavoro a molti operai meridionali che non sarebbero perciò nella necessità di emigrare a Torino. In realtà, se si volesse scendere sul piano campanilistico del Gualerzi, la risposta sarebbe che se i piem_ontesi non vogliono immigrati meri,dionali a To1·ino, la cosa può farsi benissimo, a patto però che al Garigliano (o alla linea gotica? si sa che per un torinese di questo tipo - n,on per tutti f ortunatamente - la « Terronia » ha inizio chissà dove!) si stabilisca una solida barriera protezionistica, e che automobili Fiat non se ne vendan·o più nel Mezzogiorno, restando i meridioriali liberi di fabbricarsele da sè o acquistarle, ,dove meglio credano, sul mercato internazionale. Ma non è certo su questo piano, e con siffatti interlocutori, che bisogna discutere. L'utilità della lettera pubblicata di sopra può essere solo di dimostrare quanto io avessi ragione a insistere sulla necessità di compiere un' opera di chiarimen,to e di informazione quanto più larga ed efficace possibile, perchè tutti gli italiani si abituino a considerare questi problemi con animo veramente italiano, fuori da. queste miserabili contese campanilistiche. Ciò che avv_iene oggi in Italia è la ripetizione di un fenomeno gen•erale e caratteristico di molti Paesi da oltre un secolo a qitesta parte, cioè l'afflusso di popo- [118] Bibloteca Gino Bianco
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