Nord e Sud - anno III - n. 24 - novembre 1956

Caro Compagna, se avessi avuto bisogno di prove per documentare quanto scrivevo a proposito degli stolti e ottusi pregiu,dizi che circolano in ·certi settori dell' opinion·e pubblica settentrionale, non avrei potuto desiderarne di più eloquenti di quelle che ci offre il signor Gualerzi in questo breve scritto: che è davvero una significativa esemplificazione del livello a cui si discutono questi proble .. mi nei tramvai e n•ei caffè torinesi. Non varrebbe la pena di rispondere a·d argomenti del genere, se non fosse per questa loro cc esemplarità »; tanto più che essi nulla ci ,dicono che già non sapessimo e che io stesso non avessi tenuto ben presente, quando scrivevo che « è facile comprendere il fastidio di popolazioni tanto più progre,dite davanti all'invasione di questa gente miserapile, arretrata, persino incivile, che va a popolare l'estrema periferia: delle città industriali ». Il che non vuo,l dire peraltro che io sia disposto a passare per buone al signor Gualerzi affermazioni davvero ignobili, come quelle sulla mafia e l'omertà e la complicità della questura, che sarebbero gli strumenti attraverso i quali tanta povera gente giungerebbe ad ottenere un posto di lavoro che quasi sempre è conquistato a prezzo di sacrifici, di rinunce e di umiliazioni senza pari, che da troppi decenni ormai. sono il triste retaggio dell'emigrazione meridionale di qua e di là dei confini del• l'Italia. Ma perchè dunque questi meridionali vanno a infastidire i buoni piemontesi nella loro vecchia Torin,o, e non se ne stanno invece contenti e tranqui-lli a casa loro come fanno i torinesi? Se il signor Gualerzi si fosse posta questa domanda, si sarebbe accorto che, al di là delle banalità che egli va raff azzonando nelle sue quotidiane conversazioni, ci sono un paio di cose molto importanti che egli ignora del tutto. E poichè le ignora, bisogna insegnargliele. Impàri, dunque, Giorgio Gualerzi, e tenga bene a men·te, che l'introdu• zione del protezionismo in Italia prima del 1878 e soprattutto a partire dalla tariffa del 1887 assicurò all'industria settentrionale, già allora più progredita della meridionale, l'esclusivo dominio dei mercati del Mezzogiorno, che rispet .. tq all'Italia del Nord si trovò dunque privo di quella cintura protezionistica al riparo della quale tutti i grandi Paesi europei (a esclusione dell'Inghilterra) hanno gettato le basi del loro progresso in,dustriale nella prima fase di sviluppo. Si stabilì perciò un rapporto tipicamente cc _coloniale » tra le due parti d'Italia, restando il Mezzogiorno inchiodato al ruolo di mercato di sbocco dei prodotti dell'industria settentrionale - spesso venduti a prezzi più alti di quelli vigenti sul mercato internazionale - e riman,endo per di più danrieggiato •nelle sue esportazioni agricole dirette verso i Paesi esteri esportatori di manufatti. La progressiva conquista dei settori più arretrati del mercato 1neridionale da parte dell'industria del Nord si è quindi tra- [1171 Bibloteca Gino Bianco

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