Nord e Sud - anno III - n. 24 - novembre 1956

sindacale che, specie nel settore della manovalanza edile,· consente ai meridionali di mettersi al servizio di esosi imprenditori, i quali, a loro volta, non si fanno scrupolo di sfruttarne il lavoro rimunerandolo con salari inferiori al dovuto; e, « last but not least », il clima « collaborazionista » - di pe! sè encomiabilissimo - che spinge i meridionali a solidarizzare fra loro, assu- , men,do però caratteristiche schiettamente camorristiche e mafiose, se non di omertà vera e propria, quando si identifica con la più smaccata protezione e il più sfacciato favoritismo accordati dalla questura e dagli uffici ed enti comunali e statali, naturalmente a danno dei piemontesi in genere e dei torinesi in .ispecie (cfr. pag. 93 dell'inchiesta Riman,elli). Questo che ho cercato di descrivere è però soltanto un aspetto - e forse , il meno antipatico - che presenta l'immigrazione meridionale. Ve n'è un altro ben più grave che, in un certo senso, si può dire monopolizzi il giustificato turbamento della popolazione locale: voglio alludere evidentemente al problema dell'« ordine pubblico». È fuor di dubbio, infatti, che dal 1945 a oggi l'indice di criminalità è aumentato - e certo non per merito dei torinesi - grazie a quelle sempre più frequen,ti manifestazioni di teppismo, « gallismo » (non più tardi di ieri me ne sono state riferite un paio estremamente significative) e autentica « guapperìa » che, ne vorrà convenire caro Direttore, recano un'impronta difficilmente confondibile. Del resto, allargando i limiti geografici dell'indagine., basta rievocare il tipico caso di Taggia e Arma di Taggia, località un tempo tranquillissime, dove si può dire non passi mese senza che vi si debba registrare qualche più o meno grave fatto di sangue dovuto a calabresi. Nè dimentichi di dare una scorsa alla corrispon,denza svedese pubblicata nel n. 33 de L'Espresso, giornale non certo sospetto di antimeridionalismo, in cui potrà leggere un chiaro atto di accusa contro le « vocianti tribù di pallonari, di lavapiatti, di " magliari" e avventurieri italiani » di indiscutiblie provenienza meridionale, che disonorano il proprio Paese in terra straniera. Tralascio poi di accennare ad altri aspetti tJ,ell'immigrazione meridioriale che si presterebbero a un'ironìa di cattivo gusto, così come ritengo superfiuo sottolineare che un siffatto stato di cose è soltanto in scarsa misura attribuibile a ragioni di carattere economico bensì va riferito a motivi di ordine morale e spirituale che sfuggono alla problematica marxista (al cui fascino neppure l'amico Unnia pare insensibile) ma che esistono in tutta la loro decisiva importanza e che, come tali, vanno opportunamente considerati ai fini di un giudizio completo e, possibilmente, obbiettivo. Si aggiunga, ad aggravare la situazione, quello spirito di altezzosità tipico di molti meridionali che finisce logicamente per irritare anche il più paziente fra i torinesi. Del resto, a provare la validità della mia asserzione . mi si consenta di citare alcune frasi contenute nella lettera pubblicata da La Nuova Stampa del 26 luglio u. s. Scrive dunque un non meglio identifi- [115] Bibloteca Gino Bianco

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