CRONACHEE I MEMORIE Taccuino segreto: Pionieri e filologi del Su~ Una mattina, qualche anno fa, un contadino sindacalista, appena arrivato in città, mi mise alcune ·pulci nell'orecchio o qualche spina addosso, a seconda di come si giudica. Mi aveva scritto una lunga lettera, nella quale spiegava i motivi del viaggio, precisando l'ora dell'arrivo ed io ero andato alla stazione ad aspettarlo. Francesco L. era alto, magro, in paese lo chiamavano chiodo, si piegava leggermente sulle ginocchia camminando, non era capace di parlare comunemente, prendeva sempre di petto chi gli stava a fianco o di fronte. Non faceva più il bracciante da qualche tempo, aveva i figli grandi al lav.oro, era prontissimo a contare le giornate dei compagni e alzava la voce, ·diveniva perentorio quando nominava le cifre. Era scaltro, • guardingo, stuzzicava continuamente, passava dalle pene dei braccianti alle grandezze della patria, mi·schiava i trionfi del futuro con le magre mèssi di oggi. E non badava al frastuono del traffico allorchè disse che gli scrit-- tori sono come la biada selvaggia in mezzo a un campo di grano. Più avanti mi chiese se avessi una ragazza, e poichè non rispondevo, insisteva nei particolari, il colore degli occhi, i capelli, difetti e virtù. Era un burlone che ponev,a le sue rivendicazioni, aveva conosciuto l'ingaggio saltuario e più avanti i vantaggi ·dell'aritmetica insieme illa durezza iniqua dei par-- titi. La ragazza, gli scrittori come biada, la descrizione minuta ,di un letto immenso sul quale dormire, i giudizi sui figli, le teste dei ministri da lui viste rotolare in un sogno, erano tutte cose che appartenevano al suo linguaggio ormai tradizionale. Ma ad un tratto, passando la mano sul p·etto come avesse bevuto, disse che i nostri paesi diventano sempre più piccoli. Di solito Frances.co L. aveva una idea immensa del suo paese, altre volte, ricordo, aveva fatto larghi gesti per indicare la piazza, le scorciatoie, , [103] Bibloteca Gino Bianco
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