mero totale degli stabilime11ti creati nelle aree di sviluppo ascendeva a 986, mentre 271 erano in costruzione. I finanziamenti governativi ammontavano a 20 miliardi di sterline, pari a circa un terzo dei finanziamenti provenienti da privati. Quanto agli effetti sulla occupazione, mentre nel periodo 1934-38 le zone depresse denunciavano oltre 1/2 milione di disoccupati, nel giugno del 1949 la disoccupazione era scesa a meno di 120 mila unità. Quanto al tipo di industrie create, la preferenza fu data alle industrie leggere, al fine di evitare la concentrazione di poche industrie pesanti e assicurare invece quella varietà di attività produttive ritenuta utile al fine di neutralizzare le eventuali ondate depressive. Furono cos1installate con buoni risultati fabbriche di mobili, scarpe, guanti, maglierie, tessuti, indumenti di nylon, orologi, materiale elettrico e altre. Non mancarono però di verificarsi alcuni inconvenienti; anzitutto la creazione di nuovi posti di lavoro in alcuni casi attrasse lavoratori da altre industrie invece di riassorbire i disoccupati (ad es. nel 1948 nella NorthEast Area si lamentava che la creazione di 32 mila nuovi impieghi avesse fatto aumentare l'occupazione solo di 20 mila unità). Inoltre, la pressione inflazionistica che minacciava l'economia del paese indusse piu volte il Governo a ridurre il programma dei pubblici investimenti; il che fu fatto risparmiando per quanto possibile sui piani per le aree di sviluppo. Infine, e più grave di tutti, vi era lo squilibrio della bilancia dei pagamenti che induceva il Governo a dare il massimo impulso alle industrie cl1e producevano per l'esportazione, che non erano le stesse di quelle che si andavano sviluppando nelle aree depresse; e ciò creava inevitabilmente sfasamenti e ritardi. Per comprendere appieno questa politica di sviluppo e l'importanza che in essa assumevano le concessioni di suoli e di edifici industriali, occorre tenere presente la situazione critica della edilizia inglese nel dopoguerra. Le esigenze della ricostruzione non potevano essere soddisfatte a causa della crisi nella produzione dei materiali da costruzione che si sviluppò fra il 1945 e il 1947, raggiungendo in taluni momenti fasi preoccupanti ( 4 ). Il ( 4 ) Diamo qualche ragguaglio sul corso della crisi. Il primo materiale a scarseggiare fu il mattone; da una produzione annua di 610 milioni, si era passati nel 1945 a 102 milioni appena. Il Ministro dei Lavori Pubblici incoraggiava la riapertura delle fabbriche, favorendo aumenti di salari in quel settore, e si giunse perfino (nel 1946) [7SJ Bibloteca Gino Bianco
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