E più oltre, in un riferimento diretto al banditismo di Giuliano: << Il primo ribelle dava mille lire al giorno e la gente andava da lui per guadagnarsele. Mezzo miliardo circa è stato speso per la << repressione », per solo questo paese (Montelepre): ha fruttato miseria, odio, morte. Ancor oggi a Montelepre (5381 abitanti nel 1948) non c'è un gabinetto pubblico, una doccia pubblica. 1 bambini sono per lo più per le -sporche strade. Non un centro di assistenza sociale , non un'industria. Nemmeno uno studio per valorizzare a fondo le possibilità del paese. Le famiglie stroncate per la morte del padre non hanno avuto alcuna assi stenza. Le famiglie dei carcerati non hanno mai ricevuto un'assistenza (una volta sol a poca elemosina)... Con questo mezzo miliardo, senza uccidere nessuno e senza ch e nessuno ' dell'ordine ' fosse ucciso, si sarebbe potuto trasformare questo piccolo· paese dandogli una sp.inta di vita per secoli » (pp. 51-52). E' nota la conclusione polemica di Dolci, che cioè in quelle zone di b~nditismo coloro i quali « non vogliono toccata la propria onorabilità preferiscono si creda che il banditismo nasca per delinquenza costituzionale della popolazione, piuttosto che per disperato bisogno e ignoranza » (pag. 234). E così che nella seconda Testi1nonianza in « Temps Modernes » anche il giudizio sul bandito Giuliano viene ad inserirsi in questo quadro di polemica sociale. L'utilizzazione fatta dalla mafia e dalle forze politiche di destra del banditismo - scrive l'autrice della nota - trova nel caso Giuliano il suo esempio più tragicamente vistoso. Tre volte la mafia aveva promesso il suo appoggio a Giuliano, tre volte l'ha tradito: dopo la liquidazione del separatismo, dopo Portella della Ginestra, dopo le elezioni del 18 aprile '48. Ma il suo resoconto dell'attività di Giuliano, e dell'intricata rete di rapporti che si era creata intorno a lui, è troppo rapido per andare a fondo del problema. Ne risulta da un lato un'immagine di Giuliano, strumento delle forze della reazione, dall'altra un'immagine quasi pubblicitaria del bandito alla moda. Visto alla sua origine il rapporto Giuliano-mafia viene configurato cosl: aggressioni contro i carabinieri montate a freddo (dalla mafia e da Giuliano); quando i carabinieri chiedono rinforzi, questi vengono loro negati. Poichè i grandi capi della mafia (il barone Lt1cio Tasca e Don Calogero Vizzini di Caltanisetta, ad esempio) sostengono il separatismo, le scritte che, attaccando le caserme, Giuliano lascia sui muri (A morte i sbirri succhiatori del popolo siciliano e perchè sono i priricipali radici fascisti, viva il Separatismo della Libertà-Giuliano), sono inserite in un disegno che raffigura un b::tndito che brandisce una groosa spada e s,pezza le catene che legano l'isola a Roma, per unirla agli Stati Uniti. I gendarmi vengono presi e uccisi al grido di Viva la Sicilia! La Pulbblica Sicurezza, a1nministrata da una seTie di commissari gli uni più passivi degli altri, si intende con la mafia e coi ban- [61] Bibloteca Gino Bianco
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