Nord e Sud - anno III - n. 21 - agosto 1956

mente che quegli storici che difendono Lenin e iJ suo operato nel nome della rivoluzione dimenticano che l'o,pposizione non era già a lle conquiste rivoluzionarie, ma al monopolio del potere da parte dei bolscev .~chi. E dimenticano che nel '21 i menscevichi - 1cheforse raccoglievano le maggiori simpatie - erano autenticamente rivoluzionari: essi stessi chiedevano la libertà solo per gli operai e i contadini, la naziOIIlalizzazione delrr'industri a e il controllo statale sul commercio con l'estero. « Nel 1921 i socialisti non furono eliminati perchè controrivoluzionari; ma furono gabellati per controrivoluzionari allo scopo di giustificare la loro eliminazione ». E ,del resto basta pensare all'atteggiamernto che Lenin tenne nei confronti di: Bukharin e soprattutto nei confronti dell'Opposizione Operaia per avere conferma di questa ,tendenza del leninismo: le mozioni contro il cosiddetto 'sindaca lismo anarchico' e contro 1a 'faziosità nel partito' che Lenin fece adottare nel X Congresso del Partito (marzo 1921) posero le fondamenta del sistema au tocratico che Sta]in doveva perfezionare. Certo Lenin era diverso ·da Stalin: ma non tanto o non solta,nto ,per ia ragione che :si adduce di solito, che egli era cioè mite coi suoi avversari (almeno con quellt interni di partito), e non si coprì mai de lle colpe sanguinose del suo successore. Un tale argomento porterebbe la consi derazione delle cose su un piano psicologistico. In realtà in Lenilll, nell'uomo che aveva avuto una quasi ventennale esperienza europea, v'era una carica li bertaria notevolissima, che caratterizzava la sua figura I torica: onde la sua opera ,doveva ·portare l'impronta di questo profondo impulso interiore. Ma nei suoi pri,ncìpi come nella sua logica di uomo di azione, vi era una terrib ile ambiguità, onde non sembra negabile che egli pose le fondamenta di un sistema che doveva travolgere la rivoluzione e trasformarla nella più spietata tirannide del n~ stro secolo. Leo Va'liani ha osservato con molta finezza ( in una relazione tenuta all'interessante Convegno organizzato a Bologna dal Mulino sul XX Congresso del P.C.U.S.) che, nel tentati:vo di rendersi conto della dittatura di Stalin e delle sue ragioni, non si può non tener conto ·del la mistica totalitaria del ventesimo secolo e ha ravvicinato, in un suggestivo a· ccostamento di date, i.I culto della personalità e il Fuhrerprinzip. L'osservazione è esatta e pertinente: ma va approfondita. Poichè la mistica totalitaria del XX secolo nOIIl si è certo prodotta per partenogenesi, e se si tenta di detemi .inarla storicamente si vedrà ,che una delle sue componenti è appunto l'i,deologia leninista del ,parti to--guida della rivoluzione, dell'élite egemotnica della dlasse operaia, la nozione leninista della dittatura 1 del proletariato. E quegli storici come Deutscher o Carr che giustificano tutto ciò in nome dell a difesa de~la rivoluzione non &i pongono dal ,punto di vista di un'interpretazione storicis tica degli avvenimenti, ma sempli1cemente soggiacciono alla logica totalitaria della rivoluzione. [55] Bibloteca Gino Bianco

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