Nord e Sud - anno III - n. 21 - agosto 1956

del Nord, siano tuttora di gran lunga le peggio studiate (sappiàino più di Caltanissetta che di Milano, dopo il 1860 !), proprio in conseguenza dei vari « revisionismi »; ma piuttosto si tratta di riconquistare il nesso unitario di tutta la storia nazionale, nel quale soltanto la storia di tutti i suoi motivi, e quella delle stesse classi subalterne, può acquistare il suo giusto significato. Il concreto svolgimento di questi temi varrebbe anche, mi pare, a dare un senso più preciso della complessità ed elasticità del tessuto politico-sociale italiano, che minaccia di perdersi interamente quando la storia del paese vien tutta concepita in funzione di una imminente, e aleatoria, rottura rivo1 uzionaria; e gioverebbe per di più a sciogliere nelle loro determinazioni specifiche taluni concetti di importanza fondamentale, come quello di « borghesia settentrionale>>, che nella contemporanea storiografia minacciano di acquistare un carattere pressochè mitologico. Si pensi, per far solo l'esempio più ovvio, alla decisiva importanza che in tutte queste direzioni avrebbe una storia dello sviluppo di Milano dopo l'Unità (o di taluni suoi aspetti) condotta con criteri moderni, e alla messe di dati e di scoperte che essa offrirebbe a chi volesse affrontare la ricerca nei ricchi e ben ordinati archivi e biblioteche locali. E d'altra parte sembra evidente che un soddisfacente approfondimento di questioni come queste dello sviluppo capitalistico in Italia e dei suoi limiti non verrà conseguito se non attraverso un organico inquadramento di tali problemi nella storia dell'Europa moderna. Un inquadramento, questo, che non si raggiunge attraverso i consueti raffrontj statistico-economici, ma che presuppone una approfondita valutazione dei problemi specifici dei vari paesi, come premessa di raffronti e connessioni . ramento. Perciò esso appare una condizione <<temporanea »; e a renderla tale ha contribuito anche l'azione ideologica e politica del Gramsci. Ma, appunto, il carattere <<perpetuo» del contrasto Nord-Sud nell'ambito delil'assetto politico-sociale esistente e la correlativa necessità di rovesciare quel sistema per risolvere il contrasto, è, anche esteriormente, una tipica schematizzazione pratico-politica, che perde ogni significato in una visione storica e dialettica del Risorgimento e della questione meridionale, Una analoga riduzione al loro nucleo pratico andrebbe compiuta per molti altri concetti pseudo-storiografici del Gramsci: così p. es. il riferimento a Francia, Inghilterra, Germania, come a ·paesi <<nor,mali » rispetto all'Italia arretrata: dove è chiaro che se quel riferimento è validissimo come indicazione di un livello di sviluppo da raggiungere con l'azione futura, non ha senso invece come raffronto tra la storia del Risorgimento italiano e quella di paesi con problemi, passato, possibilità ecc. interamente diversi. ,, [36] Bibloteca Gino Bianco

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