e faticoso: e tuttavia, era questa la via più ra,pida e più breve che la storia consentiva perchè l'Italia acquistasse la struttura e i caratteri propri di un paese moderno. Un quadro di questo genere, che tende a risolvere in una valutazione fondamentalmente positiva della rivoluzione liberale unitaria i dati e gli stimoli più validi del revisionismo gramsciano, come già è avvenuto per quello del Gobetti e del Dorso, ha ancora un valore, più che altro, di generica direttiva di ricerca. Bisogna cioè che la valutazione positiva del Risorgimento che abbiamo appreso dalla storiografia liberale acquisti ora un contenuto conforme ai più recenti interessi della ricerca storica, attraverso tutta una serie di indagini che ci mostrino al vivo la prof onda trasformazione subita dalla penisola dopo il 1860, nella vita politica e nei rapporti civili, nell'economia e nella vita morale. Una simile visione non può non avere il suo centro ideale nella funzione rivoluzionaria delle città del Nord, che acquista sempre maggior vigore col passare dei decenni e condiziona col suo sviluppo quello di tutto il paese. Non si tratta, beninteso, di dar vita soltanto a storie di banche e d'industrie, come già se ne possiedono, e come è augurabile che altre molte se ne scrivano; ma di costruire una storia politica e civile, in cui le realizzazioni pratiche e politiche vadano di pari con l'allargamento e l'ammodernamento della coscienza civile e della cultura, con l'instaurazione di un nuovo tipo di valori e di rapporti sociali. E non si tratta neppure, come potrebbe sembrare, di contrapporre una storia di classi dirigenti a quella delle classi subalterne, e neanche una storia del Nord a quella del Su·d,benchè certo, e la storia delle classi dirigenti, e quella avesse avuto la capacità di ampliare con un certo ritmo i suoi quadri per incorp orare sem·pre nuove zone economiche assimilate. Sarebbe stata aHora questa egemon ia la espressione di una Jotta tra il vecchio e il nuovo, tra il progressivo e l'arretrato, tra il produttivo e il meno produttivo; si sarebbe avuta una rivdluzione economica di carattere nazionale (e di ampiezza nazionale) anche se il suo motore fosse stato temporaneamente e funzionalmente regionale. Tutte le forze economiche sarebbero state stimolate e al contrasto sarebbe succeduta una superiore unità ». Ma, aggiunge, <<così non fu. L'egemonia si presentò come permanente: il contrasto si presentò come una condizione storica necessaria per un tempo indeterminato e quindi apparentemente 'perpetua' per la esistenza di una industria settentrionale». In realtà, il contra sto si presentava come necessario solo nelila prima fase, <<pionieristica» e formativa del• l'industria italiana; mentre nella s~onda fase si presenta come necessario il suo supe- [35] Bibloteca Gino Bianco
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