I ora, è solo del 125% (43 ). Ad analoghe conclusioni si giunge ove si consideri l'incremento del reddito individuale. In Italia infatti esso nel 1938 superava quello del 1860 del 114,5%, mentre la Francia aveva realizzato nello stesso periodo solo un aumento del 33,3'% (le cifre corrispondenti sono rispettivamente per la Gran Bretagna il 111,0%, per la Germania il 104,3'%, per gli Stati Uniti il 70%). Naturalmente, il reddito medio individuale d·ell'italiano nel 1937 risulta inferi ore della metà a quello di un tedesco e pari a un quarto di quello di un inglese o di un americano; mentre la Francia poco prima della seconda guerra mondiale si avviava a un netto regresso, tendendo ad accostarsi al livello del reddito individuale italiano (44 ). Esito non diverso dà il raffronto del reddito prodotto per ogni persona attiva, che registra per l'Italia u,n incremento del 254% dal 1860 al 1938 contro il 119% realizzato dalla Francia, o quello dei dati relativi all'aumento della popolazione occupata rispettivamente nelle attività primarie (agricoltura) e nelle secondarie e terziarie (industrie, commercio, professioni) (45 ). C'è, na- . turalmente, il rovescio della medaglia: che è da vedere anzitutto nel basso rapporto esistente in Italia fra popolazione attiva e popolazione totale, inferiore per l'Italia a quello di ogni altro paese, compresa la Francia, e che risulta (escludendo dalla popolazione attiva le donne occupate nell' agricoltura), del 46,1% nel 1860, del 38,6% n·el 1913, del 34,7% nel 1951. Dove appunto si scorge il fenomeno caratteristicamente italiano della crescente sovrab·bondanza di mano d'opera, specialmente agricola, senza che lo svi1uppo industriale sia in grado di assorbirla interamente. Che è certo un fatto illuminante, che esprime con plastica evidenza le deficienze organiche del nostro sviluppo economico, stretto in due circuiti di ben diverso livello (46 ). ( 43 ) Ivi, p. 65. ( 44 ) Ivi, p. 69. ( 45 ) Per tutto oio si rinvia ai calcoli del cit. CoPPOLA D'ANNA. E cfr. ciò che schiveva Léon Blum il 29 marzo 1950: << non n1i voglio esporre al ridicolo facendo un confronto fra le condizioni di vita dei nostri lavoratori e quelle degli operai americani. Ma se ci fermiamo ai paesi dell'Europa occidentale, con cui il paragone è indubbiamente più valido, ci accorgiamo che il lavoratore francese guadagna meno dell'inglese, dello svizzero, del belga e persino, è facile proyarlo, di quello italiano ... »: cit. in LuTHY, cit., pp. 335-36. ( 46 ) Qualcosa di analogo, peraltro, se pure per ragioni assai diverse, si riscontra anche nella struttura economica francese: cfr. LuTHY, cit., pp. 31 sgg., 305 sgg. (30] Bibloteca Gino Bianco
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