Nord e Sud - anno III - n. 21 - agosto 1956

ciò non ha mancato di ripercuotersi sullo stesso capitalismo urba-flo, e ha avuto una parte fondam~ntale nel mettere la Francia in condizioni di netto svantaggio rispetto ai più avanzati paesi industriali, come più oltre avremo occasione di ricordare. Senonchè, l'arresto del capitalismo agrario francese ven,ne in buona parte fronteggiato e compensato dalla poderosa ascesa del capitalismo finanziario, industriale e commerciale, che, come si è ricordato, aveva già raggiunto un alto grado di sviluppo nei secoli precedenti. Che è appunto la condizione fondamentale che 1nancava in Italia, e la cui assenza o debolezza caratterizza tutto lo sviluppo del capitalismo nostrano di fronte a quello francese. Una volta liquidato dalla rivoluzione ' contadina il più progredito capitalismo agrario, e nella generale debolezza di quello industriale e· mobiliare, il paese avrebbe subito un colpo d'arresto nelrra sua evoluzione a paese moderno, e non solo sul piano della vita economica, ma in genere dei rapp,orti civili e sociali. Certo, allo stato degli studi è assai difficile dare una risposta sufficientemente precisa ai quesiti che si pongono intorno alle fonti dell'accumulazione capitalistica in Italia. Ovviamente, esse sono meno varie in Italia che in altri paesi, dov-endosi escludere il commercio e lo sfruttamento coloniale, e avendo scarso significato, per l'Italia, la tesi avanzata per l'Inghilterra, sul capitale industriale che << genera se stesso». Indubbiamente, una fonte imp-ortante dell'accumulazione capitalistica fu la politica co11nessaalla fondazione e allo sviluppo dello Stato unitario, che fin da1le origini convogliò grosse quantità di risparmio forzato verso l'esecuzione di grandi opere pubbliche (p. es. costruzioni ferroviarie), favorì le speculazioni finanziarie collegate con la ture américaine, Paris, 1949; M. CÉPÈDE, M. LANGELLÉ, Econom1:e alimentaire du globe, Paris, 1953. D. FAucHER, Le paysan et la machine, Paris, 1954, p. 210 sgg., osserva che, a causa degli << obstacles issus du passé », le democrazie agrarie dell'Europa Occidentale (cioè, in primo luogo, la Francia) fanno una assai meschina figura di fronte all'Inghilterra, agli Stati Uniti, all'Unione Sovietica: << le régin1e agraire joue ... contre la mécanisation généralisée du travail agricole et è plus forte raison contre sa motorisation, partout où la petite ou la moyenne propriété l'em·portent sur la grande», etc. E in generale, sulla progressiva sclerosi dell'econo1nia e della società nella Francia dei minuscoli esercizi e della piccola proprietà (la Francia della << piccola città» di cui parlava Mare Bloch) cfr. l'efficace quadro tracciato da H. LirTHY, La Francia contro se stessa, tr. it., Bologna, 1956. [22] Bibloteca Gino Bianco

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