Nord e Sud - anno III - n. 21 - agosto 1956

stante Italia centro settentrionale, nelle zone dominate invece dagli antichi contratti di fitto e di mezzadria - in se stessi di tipo precapitalistico - si son già venuti inserendo elementi capitalistici, con la partecipazione sempre maggiore del proprietario al capitale dell'impresa, e l'accentramento nelle fattorie padronali di mezzi tecnici rilevanti, cantine, macchinario ecc., che funzionano al servizio dei vari poderi mezzadrili, ma che appunto diminuiscono l'autonomia della piccola gestione agricola, organicamente insufficiente davanti alle esigenze della 11uova tecnica produttiva che ormai batte alle porte: prodromi tutti delle prof onde trasformazioni che il contratto di mezzadria subirà nella seconda metà del secolo con la crescente diffusione dei rapporti capitalistici nelle campagne. Anche la più importante delle industrie collegate all'agricoltura, la trattura della seta, base di una esportazione in cui si scorgeva la fonte di un'inesausta corrente di oro per l'economia delle zone padane, si svolgeva largamente in campagna, presso le fonti della materia prima: ma essa aveva già abbandonato le case dei contadini per concentrarsi nelle numerose .filande impiantate ad iniziativa dei proprietari terrieri, che raggruppavano già parecchie diecine di operaie. Son questi degli accenni, che richiamano fatti ben noti, ma che è opportuno tenere presenti più che di solito non si faccia nella discussione di tali que- • • st1on1. È infatti su tale sfondo di debole sviluppo del capitalismo cittadino e di incipiente capitalismo agrario che va studiato il significato della mancata rivolt1zione contadina auspicata da parte marxista. In un paese come l'Italia del secolo XIX, dove già la borghesia aveva posto le mani su buona parte della proprietà ecclesiastica nell'età napoleonica (è caratteristico ad es. che la famosa tenuta del Cavour a Leri provenisse dai beni dell'abbazia di Lucedio, confiscati e poi assegnati da Napoleone al principe Borghese, dal quale la aveva acquistata il marchese Michele di Cavour), e dove l'introduzione del codice Napoleone aveva già cancellato ogni differenza giuridica tra proprietà feudale e proprietà borghese; una rivoluzione contadina mirante alla conquista della terra avrebbe inevitabilmente colpito - dovunque avesse potuto consolidarsi e dunque, si può presumere, specialmente nel · Nord e· nel centro della penisola - anche le forme di più avanzata economia agraria, liquidando gli elementi capitalistici dell'agricoltura italiana per sostituirvi un regime di piccola proprietà indipendente, e imprimendo all'Italia agricola una .fisionomia, appunto, di democrazia rurale. A tutto [19] Bibloteca Gino Bianco

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