Nord e Sud - anno III - n. 21 - agosto 1956

~ .. stabilimenti che impiegano centinaia di operai; società anonime come quella del Creusot, con un capitale di dieci milioni di lire; industriali minerari; sopratutto armatori, di Nantes, Bordeaux, Le· Havre, Marsiglia, Rouen, arricchitisi col commercio coloniale e con la tratta dei negri, finanzieri e speculatori, creditori dello stato, che, verso il 1789, hanno in mano oltre 200 milioni di titoli del debito pubblico (25 ); tutto ciò è già una realtà prima dell'89, è la spina dorsale già costituita del capitalismo francese. Ben diversa la situazione italiana fin oltre la metà del secolo XIX. Qui l'industria aveva ancora un peso quasi trascurabile nel quadro dell'attività economica del paese, e anche il commercio, nonostante avesse certo un rilievo assai maggiore, era tuttavia subordinato all'agricoltura, esaurendo quasi interamente il suo compito nel mettere in movimento i prodotti delle culture locali. Persino nella regione più avanzata, la Lombardia, lo Jacini calcolava che nell'agricoltura si investisse una somma sei volte maggiore di quella investita nel commercio e nell'industria messi insieme; e la stessa Milano era ancora una città nello stadio commerciale del suo sviluppo (26 ). Indubbiamente esistevano anche nelle città italiane, specie del Nord ma non solo del Nord, grosse fortt1ne mobiliari, nelle mani di banchieri e di mercanti imprenditori, che controllavano una parte più o meno larga, nelle varie zone, del1' attività industriale -esercitata a domicilio, ma il peso di quelle fortune nel complesso dell'economia nazionale era in Italia assai meno rilevante che non in Francia. Accadeva perciò che da noi, ancora verso il 1860, i soli fenomeni capitalistici su larga scala e capaci di dar luogo a forme moderne di organizzazione produttiva di dimensioni rilevanti si riscontravano nella agricoltura, con lo sviluppo nella valle Padana (27 ), fra Sette e Ottocento, di grandi gestioni agricole caratterizzate da largo impiego di capitali e di mano d'opera salariata, miglioramento dei metodi di cultura, aumento notevole dei mezzi tecnici e della produzione. Anche in gran parte della re- ( 25 ) PH. SAGNAc, La for1nation de la société française moderne, Paris, 1946, vol. II, p. 232. ~ ( 26 ) K. R. GREENFIELD, Economia e liberal,ismo nel Risorgimento, tr. it. Bari, 1940, pp. 90, 156. ( 27 ) L'ampiezza del fenomeno, già largamente noto per la Lombardia e il Piemonte, è stata di recente riaffermata anche per il Veneto dalla nuova, eccellente ricerca di M. BERENGo, La società veneta al.la fine del '700, Firenze, 1956, p. 93 sgg. [18] ,Bibloteca Gino Bianco

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