Nord e Sud - anno III - n. 21 - agosto 1956

conduce a contrapposizioni assai rozze e semplicistiche, come quèile di una proprietà nobiliare tipicamente feudale alla borghese e capitalistica: quasi che nobili come i Cavour gli Jacini i Ricasoli non rappresentassero, in diversa misura, le punte più avanzate del capitalismo in Italia. Ma nonostante tutto questo il libro del Sereni rimane l'opera di uno studioso sicuramente padrone della fondamentale tematica marxista del processo di sviluppo capitalistico, che alla luce di questa tematica ha compiuto u-n serio sforzo di reinterpretazione dello sviluppo della società italiana nei primi quarant'anni dopo l)Unità: e in tal senso è da deplorare che il Sereni abbia avuto, come vedremo, assai scarsi continuatori. Appunto dalla teoria marxista dello sviluppo capitalistico egli ha tratto il concetto della rivoluzione agraria come fenomeno storicamente collegato con -l'integrale realizzazione della rivoluzione borghese (16 ); e nella sua assenza dal Risorgimento ha visto appunto l'origine dei limiti e delle contraddizioni più gravi della vita sociale e politica dello Stato unitario. Alla stessa tesi Gramsci ha dato, per suo conto, u110sviluppo più largo, cercando di superare il dottrinarismo economico-sociale della comune ma- · trice marxista in una compiuta visione dei rapporti storico-politici tra le due forze principali del Risorgimento, nella quale confluiscono anche gli echi dei dibattiti che i precedenti tentativi revisionistici avevano suscitato nella cultura italiana. Egli scorge nella supremazia dei moderati il risultato della incapacità del partito d'azione a svolgere la propria politica in modo coerentemente giaco1 bino, includendovi anche le finalità e i problemi sociali dei contadini; e inquadra questa concezione in una visione della storia d'Italia dominata dalla incapacità delle città italiane del Medioevo a superare il conflitto con le campagne delineatosi dopo la prima fase dell'alleanza antifeudale. Questa frattura rimane dunque alla radice di tutta la storia del Paese, e ad essa si riporta la secolare oppressione delle campagne, il declino della capacità creativa delle città, il fallimento di ogni politica unitaria col connesso cosmopolitismo della cultura e della civiltà italiana. Da ciò l'istanza politica profonda dell'alleanza degli operai e dei contadini come sbocco storico di questa esigenza quasi millenaria della ( 16 ) Vedi i concetti fondamentali di questa teoria in Politische Okonomie. Lehrbuch (a cura dell'Istituto di Economia dell'Accademia delle Scienze dell'URSS), Berlin, 1955, pp. 69-70. [17] Bibloteca Gino Bianco

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