Nord e Sud - anno III - n. 21 - agosto 1956

-~ altrettanto indubbiamente rispetto al regime che lo precedette rappresenta un miserrimo e miserabile passo indietro) laddove - al co1itrario - Nasser rappresenta b·en qu,alcosa di nieg·lio di 'Un Faruk! ... È pro,babile che i reali motivi di questo app•unito1 ,coln~istano in una niia nialintesa interpretazione delle parole del Gozzi: tut'tav1ia _ p•oichè esse) evidentemente) si prestavano in qualche misura al maliriteso - forse non. sarebbe inutile che l'argo1nento venisse ripreso) sulla rivista) in modo da dissipare analoghi rnalintesi che potrebbero essere sorti in altri riostri lettori. CARLO TURCO Vorrei dire subito che sono sinceramente desolato che qualche linea del mio articolo (« Il Medio Oriente e l'Italia)>, in Nord e Sud di giugno scorso) abbia potuto dar luogo ad un malinteso del genere di quello che ha provocato la lettera di Carlo Turco. Ridotto all'osso il problema era il seguente: è diventato un luogo comune anche della sinistra democratica italiana quello del commercio col Medio Oriente, di un'espansione commerciale italiana nel Medio Oriente e in generale nei paesi sottosviluppati del blocco arabo-asiatico. E siamo perciò giunti all'estremo che vi sono alcuni, anche della sinistra democratica, che dicono: 1nutiamo la nostra politica estera generale p·er assicurarci questi famosi « sbocchi » com1nerciali; o, con più raffinatezza, subordiniamo la nostra politica estera generale alle garanzie che ci potranno dare i nostri partners in questo senso. La mia tesi era che non si dovesse politicamente subordinare nulla a nulla, poichè la nostra politica estera deve restare quella dell'impegno europeistico e lo stesso problema del Medio Oriente dovrebbe essere inquadrato e avviato a soluzione cercando di guardare più in là dei trattati bilaterali di ·commercio. Per questo scrivevo che si potrebbe avviare un'esperienza del genere di quella del Piano di Colombo: e resto della mia opinione poicl1è mi pare assai discutibile l'obiezione di Turco sulla impossibilità di soluzioni del genere fin tanto che un soldato francese rimarrà in Algeria. Potrei chiedere a Turco: che forse i soldati inglesi non erano a Ceylon, che pure partecipa del Piano di Colombo? Ma vorrei aggiungere che proprio il tipo di obiezione che è fatta (la presenza di soldati francesi in Algeria) mescola indebitamente due questioni politiche che andrebbero tenute rigorosamente distinte; e mescola due aree geografiche, che anch'esse andrebbero tenute distinte. Ma poichè sul problema di politica generale anche Turco mi sembra d'accordo, e dal momento che non avevo affatto in animo di dire che il commercio dell'Italia col lVIedio Oriente deve essere proibito per legge, non resta tra Turco e me che una divergenza di sfumature: egli, cioè, è più ottimista di quanto non lo sia io sulle possibilità di una espansione commerciale italiana nel Medio Or~ente. Dio voglia che egli abbia ragion.e. Ma in [124] BiblotecaGino Bianco

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