gramma pre-mercantilistico delle più tarde plaintes générales, il rapporto è assai più di diretto svolgimento che di opposizione. Fuori di tutto ciò, le << forze produttive» invocate del Procacci come vere creatrici dell'industria (0 ) sono scarsamente identificabili ( 10 ). Preferiamo perciò sottolineare le riserve espresse dallo stesso autore con la dichiarazione che, allo stato della documentazione, una << soluzione definitiva » del problema del rapporto del << peuple moyen » con il vecchio ordine feudale appare « francamente improbabile» (11 ). Alle agitazioni e alla penetrazione protestante nella Guyenne prima dello scoppio delle guerre di· religione è dedicato, come si diceva, il secondo dei saggi. Anche qui, l'indagine si fa apprezzare per la chiarezza e la minuzia dei rilievi. Ben documentata - e d'altronde il Procacci aveva già avuto dei predecessori - la larga partecipazione pqpolare alla nuova religione, la crisi della monarchia assoluta che deriva dalla dislocazione del vecchio ordine di cose ecc. Qualche riserva suscita invece l'interpretazione dei rapporti fra masse popolari e borghesia nella rivolta, e la funzione attribuita ai nuclei dei più zelanti propagatori della religione riformata. Vedere irì costoro solo gli << intellettuali >>del moto popolare, nel senso specifico della terminologia gramsciana, vuol dire sottovalutare ia funzione storicamente preminente che spettò a quei religiosi, insegnanti, librai, medici, avvocati, studenti, che così spesso troviamo nella lista dei dirigenti e dei martiri, e ai quali spetta l'iniziativa del moto, che il Procacci attribuisce invece alle grandi masse, che avre1 b·bero poi trascinato con sé gli altri ceti. Che non è poi se non un aspetto della più grave deficienza derivante dalla assoluta oscurità in cui è lasciato l'elemento religioso della Riforma, a tutto profitto dei motivi «sociali». Si perde così l'aspetto centrale di quel grande fatto storico; e a volte la spiegazione <<sociale>>finisce per non persuadere neppure come esterno meccanismo causale, non potendosi attribuire, come fa il Procacci, alla sola insofferenza degli aggravi ( 3 ) I vi, pp. 135, 139. ( 10 ) A questo proposito il PRocAcc1, Lotte di" classe, cit., p. 417 sgg., aveva accennato all'interessante problema dei progressi dell'outillage e della tecnica agraria: ma lo spunto non è ripreso in Classi sociali, cit., e comunque si tratta di un processo che andrebbe studiato già nel basso medioevo. ( 11 ) PRocAccr, Classi sociali, cit., pp. 116-17. [10] Bibloteca Gino Bianco I
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