(Napoli, Salerno, Bari, Palermo, Catania, Cagliari e Latina). Da queste considerazioni nasce il richiamo ai provvedimenti « di tipo britannico >> e l'idea di individuare nel Mezzogiorno un certo numero di aree di svilup·po sulle quali concentrare gli sforzi. Questo problema è stato trattato con altri nel corso 1di un dibattito aperto da Prospettive Meridionali ( 20 ), ma i risultati sono stati piuttosto incerti. Da pi6. parti si è messa in luce l'indu·bbia esigenza di attuare ulla decentralizzazione dell'industria in tutte le regioni meridionali; Adriano Olivetti ha svolto la tesi pi6. originale, di localizzare, cioè, un numero di circa 150 comunità depresse da far oggetto di una politica sistematica di sviluppo, mentre altri hanno fatto ap,pello alla ,politica brita,nnica. ·Ora tale richiamo alla politica britannica delle aree di sviluppo lascia ,per lo meno incerti. La Gran Bretagna postbellica, come abbiamo visto, si trovava in una situazione assai diversa da quella italiana attuale; e si può dire che la politica ·prescelta sia stata dettata \proprio da quella particolare situazione. Poiché la depressione era localizzata in determinate regioni sparse in tutto il paese, era naturale che si adottasse una politica regionale. I,noltre bisogna ricordare che le zone britanniche sottosviluppate erano state sede in passato di industrie ora in declino; si trattava quindi di attuare una politica di sostituzione e di differenziazione indu- .. striale e non di industrializzazione ex-novo. Diverso è il caso dell'Italia; qui il Mezzogior.no ra,ppresenta un'unica estesissima area di sviluppo e non vi sarebbe ragione in linea ,di principio 1 per attuare una politica su zone localizzate. Una politica siffatta può tuttavia rendersi necessaria al fine di evitare lo sviluppo disarmonico delle varie zone. Indubbiamente sarebbe altamente auspicabile uno sviluppo omogeneo del Mezzogior 1 no, senza che si riprodu,cessero nell'ambiente meridionale gli squilibri che affliggono l'Italia nel suo complesso. Ma non ci si deve nascondere che dal punto di vista economico una politica in questo senso 1nonappare fa,cile. Se le indu- . stri~ tendono a concentrarsi, ciò non dipende ovviamente d_al-ca·pricciodegli imprenditori, ma dai loro calcoli economici. Se vi è una convenienza economica alla concentrazione industriale, la decentralizzazione che si invoca comporta evidentemente un costo. Naturalmente questo fatto può non es- ( 20 ) Il dibattito ha raccolto testimonianze di numerosissime personalità dd mondo economico e politico; v. l'articolo conclusivo di Giorgio 11upini, L'industriaJ,izzazione del Mez.zogiorno, problema nazionale, nel numero di marzo 1956. [98] Bibloteca Gino Bianco
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