Nord e Sud - anno III - n. 20 - luglio 1956

I cato, con metodi diversi, di battere la strada dell'unità. Ma oggi, a distanza di circa dieci anni, le strutture nazionali 'Si sono ricostituite e ci sono soltanto timide brecce aperte nelle fortezze delle sovranità nazionali. Che le strutture nazionali si siano ricostituite non significa che siano so lide; in realta, Stati che non hanno più la capacità di garantire ai cittadin i né la dife~a dalle aggressioni militari, né la stabilità delle istituzioni democratiche, né un adeguato livello di benessere economico, sono fragili e precari; ma attraversano ciononostante un processo di cristallizzazione e di fossilizzazione; e gli sforzi tesi a realizzazioni federaliste, che implicano necessariamente una fase di rottura rivoluzionaria, si scontrano oggi con queste strutture in via di cristallizzazione, mentre alla fine della guerra, quando il piano Marshall fu lanciato, c'era tutto da ricostruire e sembrav a che i Baesi Europei ·p,otesserodecidere di mettere in comune le loro ris orse, di gettare le basi di un avvenire comune, invece di riprendere la str ada del « sacro egoismo » nazionale. Ma gli europeisti di Europa e d'America si erano {atti delle illusio ni: l'ora della federazione non era ancora suonata. I Governi europei pref eri- ~ rono intraprendere la ricostruzione, resa possibile dagli aiuti ameri cani, su s~ala nazionale: non senza naturalmente aver proclamato la nec essità di realizzare forme sempre più ampie di cooperazione europea. I Paesi europei si sollevarono così dalle rovine e dalle miserie del dop oguerra: ma l'Europa non si fece. Sorsero, invece, le prime forme economiche e politiche di collaborazione tra i Governi nazionali: ave mmo la O.E.e.E., .avemmo il Consiglio d'Europa. Per diversi che siano il carattere di queste due istituzioni, e la na tura del lavoro ,da esse svolto, esse sono tuttavia servite a fornire un'indi cazione comune, e, cioè, che è impossibile realizzare passi degni di nota verso l'unità europea, senza effettive deleghe di sovranità ed istituzioni di tipo feder~le o sopranazionale. Lasciando da •parte il Consiglio d'Euro pa, che esula dal tema di questa relazione (ma che pure fu salutato fin dal suo primo sorgere, nell'estate del 1949, da un giornale inglese come un << Talking shop ») l'O.E.C.E. soffriva di gravi limiti insiti nella sua stessa struttura giuridiCia,cioè nella sua mancanza di poteri effettivi da esercitare e da far rispettare dai diversi paesi aderenti. Per esempio, l'Italia, nel quad ro della O.E.C.E., ha liberalizzato nella quasi totalità le sue importazioni; ma la Francia non ha fatto lo stesso e l'O.E.C.E. non aveva alcun potere per [64] Bibloteca Gino Bianco

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