DOCUMENTI E INCHIESTE Il mercato comune e il rapporto di Bruxelles È difficile sep,arare le ragioni economiche da quelle politiche dell'integrazione europea. Si può, al massimo, con uno sforzo di astrazione, operare una distinzione, non senza aver chiaramente affermato che le ragioni economiche sono anche e sempre ragioni politiche e che la distinzione stessa ha valore fittizio e serve solo a facilitare lo schema espositivo. È ormai chiaro a tutti che i Paesi europei sono in continua decadenza da cinquanta anni e che quello che era una volta il massimo centro della potenza mondiale è diventato non si sa bene se il territorio periferico delle due grandi Potenze o una terra di nessuno tra le stesse. Il dilemma dei leaders europei consiste nell'~ccettare lo << status quo» o nel tentativo di opporsi all'attuale processo e rovesciarlo. Nel 1913 l'Europa occidentale, ad ovest dell'Oder, rappresentava il 45 % della produzione industriale del mondo; nel 1937 questa percentuale era caduta al 34 '%; nel 1955 era ~ppena 1/4 della produzione totale. In altre parole, mentre la produzione mondiale triplicava dal 1913 ad oggi, quella europea si è ~ppena raddoppiata. Il problema che i leaders europei devono porsi, ,consiste nel sapere se è possibile volere l'arresto ed il capovolgimento dell'attuale ritmo inv,olutivo, o se l'Europa è ormai senza speranz,a sul pendio della decadenza. In Europa occidentale, noi consumiamo, nelle diverse forme di energia, l'equivalente di due tonnellate di carbone per abitante; in America si consumano 8 tonnellate. Quanto all'acciaio, il r~pporto non è meno indicativo. Ogni a1 bitante nei Paesi C.E.C.A. consuma 230 Kg. all'anno; in Gran Bretagna 310 Kg.; negli Stati Uniti 610 Kg.; in U.R.S.S. da 160 a 180Kg.; il reddito nazionale è di 1.575dollari a testa negli Stati Uniti, nei · sei Paesi C.E.C.A. da 250 a 500 dollari. Si osservi che queste cifre sono [61] Bibloteca Gino Bianco
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