Nord e Sud - anno III - n. 20 - luglio 1956

,che è l'unica imposta diretta esatta dai Comuni, rispetto a tutte le altre entrate tributarie. Queste costituiscono la parte più cospicua delle entrate dei Comuni: il 75%. E fra esse, le imposte di consumo rappresentano ben il 41,8%, le imposte di famiglia e sul valore locativo solo il 13,8%. Ora, mentre a Torino l'ultima percentuale nazionale delle imposte dirette è quasi raggiunta (12,2%), mentre a Milano è superata (16,4%), e così a Bologna (18%) e a Genova (15%), a Napoli essa è di gran lunga inferiore (8,5%) alla media nazionale; e così a Catania (7,2%) e a Bari (10%), mentre il contrario si verifica per le imposte di consumo. È vero che gli indici percentuali di Roma . ' . e Palermo danno a prima vista una sorpresa: c1oe essi segnano, sempre per l'imposta di famiglia, rispettivamente il 22 e il I 7 %; ma tali indici sono superiori alla media nazionale per illusione, in quanto si riferiscono a dei totali di entrate tributarie minime; basti pensare che Roma riscuote tale tributo in una misura inferiore a Milano (3 fD:iliardi e 600 milioni, contro i 4 milardi e I 00 mlioni); lo stesso dicasi di Palermo, che, rispetto, ad esempio, a Bologna, pur con una popolazione di molto superiore, riscuote tale imposta per un importo pari circa alla metà di quella riscossa da quest'ultimo Comune. Non è necessario qui aggiungere che l'imposizione sui consumi primari attuata specialmente nel Sud colpisce ovviamente le classi meno abbienti e crea forti sperequazioni tributarie. In questo modo è fatale che i Comuni meridionali chiedano sempre leggi speciali, co!Ile unico mezzo di finanziamento, contro le quali già in questa Rivista si è diffusamente parlato (Nord e Sud n. 11 - ottobre 1955), oppure aggravano il proprio indebitamento. La stessa politica della spesa è molte volte cervellotica, quasi sempre demagogica, anche se })UÒ ·sembrare a pri1na vista generosa e po,polare. Per convir1cersene basta guardare, sempre nell'interessante volume dell'Istat, come si attua la ripartizione delle uscite e fare poi i soliti confronti. Ad esempio, a Napoli le entrante tributarie no11 bastano per coprire le sole spese di salari e stipendi, occorrendo ancora tre miliardi; e lo stesso, sia pure in minor misura, è avvenuto a Palermo con l'amministrazione democristiano-monarchica. Non parliamo poi di certe spese occulte: quelle, ad esempio, per i famosi gemellaggi. Aggiungiamo soltanto, a maggior edificazione, che le spese per l'istruzione pubblica sono le meno considerate nel Mezzogiorno, al contrario che nel Nord dove assumono un ruolo importantissimo (a Milano tre volte più che a Roma, a Firenze il doppio di Palermo, malgrado la popolazione inferiore). Non ci si accuserà, speriamo, di una specie di sadismo, quando insistiamo nei confronti tra il Nord e il Sud, e ne facciamo derivare, cifre alla mano, una condanna totale per quest'ultimo. Purtroppo questo è il quadro triste t nero delle nostre amministrazioni comunali: vogliamo ancora una volta [54] Bibloteca Gino Bianco

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