di iniziare il discorso, occorre però premettere che l'Italia è, come al soli to1' anche in questo campo, divisa in due: quella che amministra bene e quella che amministra male; quella che tende ad un prelievo piu che giusto del reddito privato, e quella che della sperequazione tributaria fa il suo programma; quella che cerca di distribuire saggiamente il denaro a sua disposizione e l'altra che demagogicamente e paternalisticamente lo sperpera ai quattro venti. Ebbene, la seconda Italia, quella che, in sintesi, si sgoverna,. è l'Italia che comincia da Roma in giù, in contrapposizione all'altra, che, dai confini del Lazio in su, tiene ben alto le buone tradizioni dei Caldara milanesi e degli Zanardi bolognesi. A mezzo esiste, è vero, il caso La Pira, che, dal punto di vista finanaziario, ha creato indubbiamente gravi difficoltà aI bilancio di quel Comune che, sotto l'amministrazione del comunista Fabiani, aveva già raggiur1to il pareggio. Tale città aveva, infatti, un deficit di più di 4 miliardi nel 1953; pare che esso sia aumentato fortemente negli ultimi tempi. l\1a torniamo alle città che sono più a Sud di Firenze. Sempre in riferimento al consuntivo del l 953, Roma aveva un deficit di 40 miliardi, Napoli di otto, Palermo quasi di sei, Bari di due, Catania di 190 milioni. Sempre a qt1ella data, Milano aveva un deficit di 219 milioni, Torino di 586, Genova di 5 miliardi, Venezia di 3 miliardi e Bologna di 364 milioni. Attualmente,, però, per acune di queste ultime città, la situazione è cambiata favorevolmente, giacchè 1\t1ilano, Torino e Bologna hanno raggiunto nel loro ultimo• bilancio il completo pareggio delle entrate e uscite preventive, mentre, per le citate città meridionali, la situazione è andata peggiorando per i grossi debiti contratti da tali città; i quali aumentano, sempre nel '53, a 8 miliardi per Napoli, a 40 per Roma (nel 1955 sono saliti a circa 90), a 5 per Palermo. È evidente che nel Sud il deficit dei bilanci comunali assume aspetti spaventosi, mentre nel Nord, salvo eccezioni, il deficit, ove esiste, è contenuto in quegli stretti limiti che la moderna economia pubblica non rimprovera affatto agli Amministratori. N è noi siamo fautori del pareggio a tutti i costi~ conoscendo bene le necessità dei Comuni, e l'impossibilità di perseguire una politica della lesina. Si deve osservare, tuttavia, che la politica del pareggio,. o del contenimento del deficit nei giusti limiti, è diventata una prassi dei Comuni amministrati dalle sinistre, e attualmente sorvegliati dalle autorità tutorie, mentre, nei Comuni alla cui maggioranza amministrativa concorre la destra, o anche la sola D.C., il deficit sale. Questa è un'altra dimostrazione dell'evoluzione dei tempi, e, anzi, del fatto che la cosiddetta destra è oggi addirittura sovversiva rispetto ai bilanci, la cui salvaguardia costituiva, per la destra di un tempo, il massimo vanto. Che questa destra di oggi si distingua invece per inettitudine amministrativa, lo si: avverte ancora ,di più nella politica tributaria praticata dai diversi Comuni italiani, Anche qui si distinguono le amministrazioni meridionali in senso negativo. Un indice certo di ciò che andiamo dicendo è dato dalla percentuale della Imposta di famiglia,. [53] BiblotecaGino Bianco
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