che avevano « tradito » il Piemonte. La materia, estremamente incandescente, facile agli equivoci e alla demagogia, portò ad una propaganda spicciola, indegna delle tradizioni pie1nontesi,, fatta di slogans tipo <e fuori Napoli da Torino » (anche se nella lista per il Comune, in verità, non mancavano i piemontesi di adozione, nati a Cosenza, Macerata, Roma, ecc.). Certamente, molti dei 30.000 voti sono stati frutto contemporaneamente di un atteggiamento di generale sfiducia verso i partiti tradizionali e di una eccitazione campanilistica: il risultato conseguito conferma però la relativa forza di questo orientamento, che ha rotto la vischiosità dell'elettorato. In conclusione, la posizione degli autonomisti attualmente è quella emersa dalla loro campagna elettorale. Non si può dire se il MARP rimarrà in piedi, se estenderà la sua organizzazione oltre Torino-città (il successo conseguito nel Comune di Pinerolo, dove il MARP presentandosi con lista propria ha conquistato tre seggi, potrebbe suggerire l'espansione nella regione) se dopo l'esperienza elettorale assumerà meno rissosi atteggiamenti. È la degenerazione qualunquistica, la de1nagogia ampanilistica che gli ha111no assicurato il primo successo elettorale. La rivendicazione dell'autonomia regionale che ne poteva giustificare la vita come movimento para-partitico, è stata sommersa nel pou jadismo: resta aperto il problema dei 30 mila elettori che nel egreto dell'urna ha,nnn scelto quel contrassegno, pur non mancando altre li te (oltre i partiti tradizionali) con un program,ma di autonon1ia reg~ionale (Rinnovamento Democratico e Comunità). Chi piegherà loro cl1e l'autonon ia regionale è ben altra cosa? Chi darà loro la garanzia di impegnare una battaglia coraggiosa per la moralizzazione della vita pubblita italiana e per la rottura dello strapotere burocratico centrale? Chi spiegherà che è dovere i, ico contribuire allo sviluppo delle aree arretrate, a spese delle quali, in 90 anni di unità, non pochi vantaggi sono venuti e vengono all'economia piemonte e, e lombarda, e ligure? E infine, chi combatterà l'odio ità dell'argomento anti-meridionalistico, denunciando il tentativo di distrarre ugli immigrati e l1lla pressione che e i esercitano ul n1ercato del lavoro locale la re ,pon abilità dei ri ultati di una politica monopoli tica e corporativa di molti. imprenditori? È un argomento incandescente e 1)ericolo o, per chi vuol pecularvi e per chi lo vuol chiarir . L'anti1neridionali mo piemonte e è una possibile fonte di speculazione, tanto più pericolo a quanto più alimentata da altre legittin1e in offerenze ed e igenze frustrate. Si è insomma rivelato un focolaio di ammutinamento, che per altro si è espresso in forme analoghe, ma quanto meno giustificate, di certi atteggiamenti tirolesi verso l'immigrazione italiana. Sarà fenomeno circoscritto e limitato nel tempo? Ce Io auguria1no. l\Ia oggi ci tocca dire che da Torino non era q11esto che ci si attendeva. MARIO UNNIA [SI] Bibloteca Gino Bianco
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