buito (seppur indirettamente) a creare. La Confintesa ne fu allarmàta, perchè vide fallire l'operazione di imbrigliamento del qualunquismo e lo sfruttamento di certe zone dell'elettorato piccolo-borghese. I partiti del centro · laico, e in particolare il PLI, 11e avvertirono il pericolo. Il fondatore lasciò il movimento accusando i nuovi dirigenti di opportunismo; sembra che abbia anche tentato di rimettere in piedi un nuovo MARP, il « vero » MARP. Per tutta la campagna elettorale il MARP fu al centro dell'attenzione,. specie della DC e del PLI. Si svolse una polemica tra il Sindaco e i dirigenti del Movimento, i quali accusarono la DC di non volere le Regioni, di non essere in grado di mantenere le pro-messe fatte alla cittadinanza mesi addietro; l'on. n,falagodi arrivò a dire nel comizio di chiusura della campagna elettorale che un voto dato al MARP era un voto peggiore di quello dato al PCI. In effetti, il successo del lVIovimento Autonomista andò largamente a scapito della lista liberale. Tra il gennaio e il maggio, progressivamente, il MARP si colorò di una accentuata nota poujadista. Continuò a richiedere l'attuazione costituzionale delle regioni; continuò a sottolineare gli sperperi dell'amministrazione centrale, dell'alta burocrazia, a ricordare ai torinesi le dimenticanze romane e l'ingiustizia di certe decisioni governative; ma a lato presero corpo aspetti ' meno nobili e demagogici, si verificarono deplorevoli eccessi verbali da parte di oratori e propagandisti. Il problema del contributo alla politica meridionalistica del Governo tornò spesso nella campagna elettorale; e le contribuzioni addizionali per il Mezzogiorno talora furono criticate in sè, e non per questo o quel modo della loro destinazione e amministrazione. Il poujadismo venne fuori come viene fuori ovunque esistano condizioni non felici di sviluppo economico (checchè dicano le apparen?e); e il poujadismo non è certo l'atteggiamento più idoneo per interpretare e valutare un fenomeno quale l'immigrazione interna. L'immigrazione dei meridionali fu presentata da alcuni come pericolosa per lo sviluppo della città, in quanto compromettente le possibilità di impiego dei torinesi e piemontesi; da altri la necessità di trovare lavoro per gli immigrati fu subordinata alle possibilità di assicurare loro una casa (dopo averla assicurata ai torinesi) per evitare l'agglomeramento nelle borgate suburbane. A poco a poco, partendo dai motivi di generale scontento presero la mano appelli demagogici di campanilismo e di piemontesismo accentuato. Le proteste si alimentarono di quelle inco1nprensioni e di quei rancori che p•roprio i fo.ndatori, nell'ap,pello di gennaio·, volevano· com1battere. « Sì all'immigrazione, no all'invasioine » scrisse cc Piemonte nuovo », il numero unico elettorale del MARP, sorta di cahier de doléances compilato per i cc ,piemontesi ,di nascita e di adozione », in cui, alla legittima richiesta dell'Ente Regione, si associarono le rampogne ai parlamentari « piemontesi » [50] Bibloteca Gino Bianco
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