Il fondatore, il signor Villarboito di Pinerolo, e i primi aderenti lo presentarono nel gennaio come movimento apartitico, democratico e nazionale: « senza inframmettenze di ideologie politiche », per l'esplicazione « di una più democratica forma di amministrazione pubblica, come garanzia contro ogni slittamento verso dittature economiche ·o poli,tiche », per una « 1)iù equa ripartizione di diritti e doveri di ogni Regione, per un maggior senso di responsabilità, con lo scopo di rafforzare l'unità della Nazione eliminando rancori e malintesi che possono condurre a conseguenze irreparabili ». « Roma deve unire e non dividere » fu uno degli slogans: cc Aiutare sì, mantenere no » fu il secondo. Il MARP riconobbe la necessità cc di collaborare al miglioramento del tenore di vita delle aree depresse con opportuni e graduali investimenti », ma cc senza sovrapporre questi alle vitali necessità delle Regioni su cui grava da anni il maggior peso ». L'attuazione dell'istituto della Regione previsto dalla Costituzione fu l'obiettivo che il MARP propose ai torinesi; e aprì le adesioni a tutti i cittadini, con o senza partito, {< purchè sinceramente democratici ». Nel gennaio '56 il MARP era perciò un movimento para-partitico, uno strumento di pressione per l'autonomia regionale. Ma con l'approssimarsi delle elezioni, la situazione interna mutò, dati i nuovi interessi che si erano venuti manifestando. Al movimento avevano aderito essenzialmente piccoli industriali, commercianti, dirigenti d'azienda, profe sionisti,, im 1piegati, artigiani. Alcuni iscritti a partiti, la maggioranza no. Nel febbraio i partiti cominciarono ad interessarsi al movimento, con l'intenzione di determinarne l'atteggiamento elettorale. La DC non voleva lasciarsi sottrarre il monopolio dell'utile che le poteva tornare dall'aver saputo, col discorso del Sindaco, toccare un tasto su cui i torinesi sono ensibili. Il prohlema per i democri tiani era di controllare il fenomeno, ma non ci riusciTono. D'altro canto, la Confintesa locale era direttamente interessata al MARP, perchè attraverso questa iniziativa autonomistica si venivano raggruppando i possibili apportatori di voti al PLI, su cui la Confintesa puntava. Da un terzo lato ancora esso costituiva per i commercianti poujadisti uno strumento sicuro di successo, perchè sotto quella bandiera si potevano dare la mano il qualunquismo, il campanilismo e il révanchismo di cui si alimentano le speculazioni politiche tentate sul malcontento. In aprile, all'interno del J\!IARP venne in discussione la presentazione o meno alle elezioni amn1inistrative, con lista propria, tra l'attenzione massima dei partiti sommamente interessati. Il fondatore e i suoi amici sostennero che presentandosi si tradiva il fine programmatico del Movimento e se ne snaturava la funzione; la corrente di maggioranza sostenne invece l'opportunità della presentazione di una lista propria alla competizione elettorale. Persa la pòssi1bilità di controllarlo, e di utilizzarne le liste in fu1nzione d'i disturbo, la DC si vide sgusciare dalle mani un movimento che aveva contri- [49] Bibloteca Gino Bianco
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