una vera e propria battaglia, che si prolungò per molte ore, che oppose quattrocento -irtaliani ad altrettanti algerini, ,che portò gli uni e gli altri all'uso dei coltell'i. Ven,nero ancl1e esplosi alcuni co1 lpi di fucile: gli algerini tiravano fuori dai naiscondigli le armi contrabbandate e destinate al loro paese. \ierso l'una di notte, quando si1 combatteva da quattro ore circa e ormai il sangue scorreva, giunsero rinforzi di polizia, sufficienti a riportare la cal111a.Vennero curati una quarantina di feriti, itali,ani. Il numero dei feriti algerini non sarà mai conosciuto perchè i nordafricani usano nasconderli. A questo punto si verificò l'episodio più grave. Mentre la polizia arrestava elementi dell'una e dell'altra parte (pochi italiani, per la verità, e molti algerini, circa un centinaio), entrarono in azione gli agenti della Legi,one Straniera, quegli strani e persuasivi individui che ronzano ovunque vi siano emigrati e riescono sempre ad alimentare ,di nuove reclute il leggendario corpo 1nilitare creato da Napoleone. Gli « assuntori » della Legioine tentarono di 1netter paura, di far balenare gravi misure dell'autorità, e di convogliare in un sol colpo decine di italiani verso l\1arsiglia. Fu una notte drammatica: gli arresti si succedevano, e gli cc assunto,ri » premevano, insinuanti. Qualcuno cadde nella rete; altri, e furo,no più numerosi, stettero lì lì per accettare. I loro compagni di lavoro cercarono di distorglierli, e spesso vi riu,scirono. Ma, tra la paura, lo sdegno e l'incubo del ritorno in Sicilia, nella dissocupazione e con ri parmi trascura!bili, e la prospettiva della Legione, quella notte trascorse per gli italiani nell'angoscia. All'alba l'at1no fera si era un poco rasserenata. Le autorità consolari italiane ri11scirono in gran parte a ne11tralizzare l'influenza degli « assuntori» e ad intervenire a te1npo per disto,gliere molti che già si preparavano ad arruolarsi. Almeno trenta giovani ,iciliani furono salvati all'ultimo momento dai tentacoli della Legione Straniera. Ma quel che fu pos ibile in un momento di allarme e di vigilanza dei nostri organisn1i consolari non è possibile ogni giorno, e dovunque. La Francia ha bisogno di 1101nini per l'Algeria, la Legione Straniera è rido,tta ad ali1ne11tarsi q11asi esclusivamente di e1nigranti i,n Francia che, per un verso o per l'altro, si trovano, ad un certo momento, esposti alle tentazioni degli « assuntori ». Le colonie italiane, pecialmente di muratori e minatori, che sono assunti co,n contratti temporanei, sono costantemente assediate dagli agenti della Legione. Il pericolo è permanente, e le vittime sono più numerose di quanto non sia possibile accertare ufficialmente. Un'inchiesta approfondita nei borghi e nei villaggi dell'interno dell 1a Sicilia rivelerebbe certamente l'ampiezza e il dramma dell'apporto italiano alla Legione. Si rico,rdi, per esempio, che, dopo Dien Bien Phu, giunsero a Parigi i libretti di risparmio degli italiani morti in Indocina. Nessiuno aveva p,o)tuto mettere da parte più di quattordicimila franchi, in an,ni di guerra. E, prima di con- [46] BiblotecaGino Bianco
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