Nord e Sud - anno III - n. 20 - luglio 1956

siderare il Partito con la stessa cecità disciplinare con cui un puro fedele obbedisce al suo Dio. Ma basta che diventi capo-cellula di fabbricato, perchè possa desiderare di diventare un giorno Segretario del Partito. Invece un cattolico può desiderare di diventar vescovo, o pap a, anche San Paolo glielo permette; ma non può mai desiderare di prende re il posto di Dio. Nessuna autorità comunista (pur togliendo di mezzo i suoi oppositori) ha mai proclamato dottrinalmente ciò che è viceversa ovv io per un cattolico, e cioè che !~empietà suprema è il dar torto a colui da cui emana la verità. Anzi ogni autorità comunista ha sempre ammesso di poter avere un successore, sia pure restando a rischio e pericolo di quest ''ultimo il riuscire o il non riuscire nell'intento. Esiste, insomma, per il comunista un problema che ha scarso senso per il cattolico, e cioè il problema d ella successione nel l1otere costituente la Verità. Nessun papa potrebbe sog narsi di sostituire la Bibbia con un altro libro, o di espellere San Pietro (se ci fosse) dalle fondamenta del Vaticano. Ma un qualsiasi Krusciov può annunciare che il Partito ha ripudiato il marxismo-stalinismo, e maga ri cacciar via Stalin dal rnausoleo della Piazza Rossa. Che cosa aspettano, allora, gli intellettuali marxisti italiani, i quali sembrano rivendicare una certa indipendenza mentale e finalmente esser meno oppressi da rigori di disciplina, per accingersi all'utile compito di constatare e dichiarare definitivamente defunte tutte qu elle dottrine o parti di dottrine di 1riarx, che il loro stesso autore getterebbe a mare se oggi rinascesse e si rileggesse? Percl1è non cominciano, per esempio, col constatare che tutta quanta la struttura logico-dialettica, tanto in ciò che da essa è inficiato negli stessi scritti di Marx quanto in ciò ch e oggi si suol chiamare materialismo dialettico, non ha assolutamente l a minima consistenza; e ciò non già perchè sia una cattiva logica o un a cattiva dialettica, ma per il motivo assai più radicale che non è mai es istita al mondo nes~ suna logica e nessuna dialettica insidente nella realtà o nella storia, signifi,cando quei termini, nei casi migliori, soltanto certi aspetti contingenti del nostro comunicare linguistico, che è interessante studiare quando si studia il linguaggio, mentre non hanno alcuna diretta importanza quando si studia ogni altro aspetto della realtà e dell'attività u mana? Facendo questo, d'altra parte, un marxista critico non solo libererebbe dalle scorie logico-metafisiche, e qui11di renderebbe p iù perspicuo ed efficiente, il legittimo nucleo storico-sociologico delle ric erche di Marx, ma [36] Bibloteca Gino Bianco

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