Nord e Sud - anno III - n. 20 - luglio 1956

me è piena di monache e di ragazze-madri, le quali spesso sono le stesse ragazze tenute in precedenza sotto chiave dalle prime. Allo stesso modo che l'equilibrio sessuale sta a metà strada fra l'astinenza e l'incapacità di controllo, così l'uso democratico della parola sta a metà strada fra la passività taciturna e l'invadenza verbale. ,, Siamo d'accordo, dunque, che la scuola non può essere una « ridda di discussioni » (pag. 389): ma per ciò stesso è falso che essa debba << fabbricare semplicemente uomini capaci di stare zitti, fermi e attenti » (ivi). Uomini con queste virtù sono già creati ad él!bbondanza dal cinema, dalla radio, dalla televisione, dalle propagande di ogni chiesa e di ogni partito autoritario. Potremmo chiudere tutte le scuole, se dovessero servire solo a quello. Esse devo110, anzi, fare esattamente il contrario, proprio per permettere al cinema e alla televisione di svolgere il proprio compito culturale e civile senza quei danni concomitanti che molti temono dalla loro crescente influenza. L'Italia deve cessare di essere un paese in cui pochi sapienti rintronano tutti gli altri con le loro troppe parole, e la maggioranza, con dieci in condotta sul registro per aver imparato a stare zitta di fronte all'autorità, è silenziosamente succube della loro eloquenza (anche se poi ciascuno si sfoga parlando a vanvera per conto proprio). Come si vede, dunque: alcune plaus_ibili osservazioni concrete, per combinazione coincidenti con cose dette anche da me, ma che il mio contradittore doveva bene ignorare per potermi considerare come sua « testa di turco >>; e un inquadramento eleatico-dialettico-apocalittico, per cui ciò che dice un non marxista deve essere per forza tutto un << no » contro il totale << sì » del marxismo, cosicchè, al fine di dedurre << organicamente » tutti i suoi errori, basta conoscere anche uno solo tra essi. Da tale logica del no, della polarità, della catastrofe, derivano per esempio frasi come questa di p. 392: « La_riforma calogeriana non è un fulmine a ciel sereno, bensì l'ultimo logico atto di un processo di autodistruzione già latente o parzialmente realizzato nella scuola italiana » ( 3 ). Ma se è un << atto ( 3 ) Questa frase è piaciuta molto a un professore che si firn1a << Magister » e che l'ha riportata sul Paese Sera del 14-15 giugno, esortando insieme i suoi lettori a leggere tutto l'articolo del Cases quale degna e tempestiva risposta alle << stravaganze >> pedagogiche degli An1ici del Mondo e del loro Convegno. Egli lo ritiene, infatti, << di grande importanza non solo per il suo intrinseco valore, ma anche per- [29] Bibloteca Gino Bianco

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