Nord e Sud - anno III - n. 20 - luglio 1956

scritto del Cases, per passare poi, nella seconda parte, ad alcune considerazioni di carattere più generale, circa il tema su cui avevo promesso i miei chiarimenti a Mario Alicata. *** Il Cases inizia il suo discorso dichiarandosi allarmato dalle <<riforme senza spese >>da me proposte al Convegno scolastico 1degli Amici del Mondo, e la cui attuazione, egli pensa, <<vanificherebbe>>ogni serio tentivo attualmente in corso per migliorare la situazione della scuola italiana. In verità, egli non si sente ben documentato in proposito: Purtroppo non ho qui i vecchi articoli del prof. Calogero e devo quindi attenermi al suo resoconto del Convegno sul Mondo del 6 marzo e soprattutto a quello sull'E.9pre~o del 4. Ma lasciate che io, terrible simplificateur, . non cerchi oltre, tanto più che gli entusiasmi dell'Espresso, che grazie alie sue qualità è già diventato un potente fattore nella formazione dell'opinione pubblica più i1llumi1nata, sono di per sè significativi indipendentemente dal testo esatto della rel'azione del prof. Calogero. Il quale mi servirà più che altro (e me ne scuso con lui) come testa di turco per sfogarmi un po' contro certe tendenze genera1li al non voler insegnar nulla che mi s,paventano assai. Ecco una prima caratteristica interes1 sante. Se il Cases avesse dovuto studiare uno dei suoi autori tedeschi, si sarebbe fermato solo ad alcune sue pagine, per desumerne quel che doveva aver detto in tanti altri suoi scritti? Se avesse recensito uno studioso che si fosse comportato a quel modo, che giudizio ne avrebbe dato? Ma siccome si tratta del Mondo, dell'Espresso e di un autore della stessa risma, così si può prescindere <<dal testo esatto della relazione del prof. Calogero » ! Anzi si può adoperare il professore medesimo come <<testa di turco >> per << sfogare >> i propri malumori pedagogici. Il Cases è abbastanza intelligente e onesto per accorgersi dei suoi peccati, tanto è vero che, nello stesso atto in cui li commette, me ne chiede scusa. Ma qui non si tratta di scuse, nè di ricordargli che già il diavolo « laico » di Dante sapeva che non si può « pentere e volere >> nello stesso tempo. Qui si tratta di capire come mai una per5iona seria possa incorrere in simili leggerezze metodologiche. [22] Bibloteca Gino Bianco

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