• ove stanno a significare quelle posizioni pratiche che, a prescindere da ogni teorizzazione, rifiutano collaborazioni ed incontri con f.orze diverse. Non tutti gli scritti dell'on. Basso ci erano ignoti. In essi, però, ed in ispecie nel discorso al 31° Congresso di Torino (il cui tono, ci si ~ssicurava in alcuni ambienti socialisti, sarebbe stato modificato dall'oratore all'ultimo momento, .per le pressioni di diversi amici, preoccupati della inattualità politica delle tesi che l'on. Basso intendev~ sostenere), avevamo creduto di ritrova·re un giudizio sulla impossibilità di alleanze tra forze p~oletarie e « ceti dirigenti>> (fra i quali non si faceva alcuna discriminazione) sul piano sociale, e sulla impossibilità di alleanze con la D.C., <<erede della funzione politica esercit;ata dal fascismo » sul piano politico; un giudizio che non ci sembra, e magari avremo torto, la base per .un incontro, nella società italiana, tra forze politiche e sociali diverse. E certo il libro citato dall'on. Basso (« Due totalitarismi>>) è proprio centrato, se non andiamo errati, sulla tesi (per noi storicamente inf.ondata) della continuità tra fascismo e democrazia cristiana nelle <<funzioni di difesa degli interessi dei monopoli e dei ceti privilegiati ». Ora, se l' on. Basso ce lo consente, nella D.C. si riconosce politicamente una n.otevolissim.,aparte dell'elettorato cattolico che ne fa il primo partito italiano. Una politica di alleanze con altri ceti ed altre formazioni non può astrarre d,a tale realtà, 'e rigettare una così grossa porzione dell'elettorato italiano in una sorta di limbo, se non accettando la propri,a negazione. Nè siffatta politica può postulare come premessa all'incontro con altre forze sociali un preventivo mutamento delle strutture della società: questo p.otrà essere la conseguenza, o il punto di arrivo, non quello di partenza. Un discorso politico che non si eserciti in sede teorica, ma si arrovelli sul piano della realtà immediata e che, oggi, parta da tali premesse negative, non ci sembra differire di molto da quello che agli inizi del secolo facevano proprio i sostenitori del programma « massimo >>,neg,ando ogni opportunità alle masse pr.oletarie di inserirsi nel processo di sviluppo della società « giolittiana ». Non si tratta tanto della possibile pluralità delle << vie per il socialismo» - concezione per la quale l'on. Blassoha da vantare indubbiamente una patente di precursore - quanto della concreta analisi della situazione ·politica italiana, al metro della quale è da riferire, a nostro ,avviso, il termine di <<massimalismo>>,come l'opposto di <<minimalismo». [19] Bibloteca Gino Bianco
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