Nord e Sud - anno III - n. 20 - luglio 1956

" Se, infatti, alcuni caratteri delle provincie meridionali le rendono più simili ,alla vicina Balcania che al più lontano Occidente, è però arbitrario dimenticare che il Mezzogiorno è ancor sempre Occidente, che di un Paese occidentale· esso è parte e che occidentali sono gli aspetti più validi delle sue tradizioni morali; e su ciò rimandiamo a quanto Ugo La Malfa scriveva sul primo numero di questa Rivista. D'altra parte, l'attenzione che Morandi aveva portato al pr.oblema meridionale - riproponendone i temi in seno al Partito Socialista più di trent'anni dopo le polemiche di Salvemini e, per la divers,a situazione generale del Paese, con maggior fortuna dello storico pugliese -, seppure contribuì a superare il tradizionale << regionalismo» socialista, non trovò poi un'adeguata controparti 4a di concreti atti politici che non fossero la partecipazione ai movimenti agitazionistici ed eversivi organizzati dal P.C.I.. Dei quali è pur giusto dire che, se da un lato hanno rappresentato un fenomeno di cui non si p.ossono disconoscere i molteplici aspetti positivi, d'altro canto hanno rappresentato un fattore obiettivo di· deteriora~ mento della situazione meridionale. Sollevate, infatti, le masse contadine, questa politicla le bloccò poi ad un'.opposizione pregiudiziale, segregandole di propria volontà da quel processo di riforma al quale esse erano prima d'ogni altro interessate. Ne risultò un non trascurabile elemento di logorio dell'iniziativa riformatrice, la quale - trov,and.o decisamente ostili anche i ceti ch,e ne avrebbero dovuto tr;arre beneficio - finiva con l'atteggiarsi di fronte ad essi come iniziativa deteriormente illuministica; e, nello stesso tempo, veniva perciò a perdere forza e mordente verso i ceti che cl.alla riforma ricevevano danno. In tal modo il movimento contadino degradava sempre più ad oggetto della riforma; e si determinavano le condi.J zioni propizie ,allo sviluppo del paternalismo degli Enti di Riforma e di quello, molto più pericoloso, della « b.onomiana ». Si dirà, forse, dai nostri contraddittori che l'unità era negli animi delle masse prima che nelle direttive socialiste. E che cos'altro, diciamo noi, si ·sarebbe potuto ritrovare alla base se al vertice veniva meno ogni elaborazione autonoma di temi politici; o meglio, se il solo tema elaborato concludeva alla necessità dell'azione unitaria? Del resto, - d,al Convegno materano su Rocco Scotellaro alle risoluzioni della Commissione per il lavoro di massa d,el P.S.I., cui s.pesso ,abbiamo fatto cenno nel nostro lavoro - non sono certo mancati i sintomi che denunciavano nelle stesse [13] ., Bibloteca Gino Bianco

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