Nord e Sud - anno III - n. 20 - luglio 1956

addirittura l'utilizz,azione e l'assorbimento di posizioni elettorali precostituite (1 ). Non ci sembra, invero, che, dall'insieme di quanto abbiamo citato, la posizione di Morandi venga fuori in luce diversa da quella in cui noi l'avevamo prospettata. In sostanza, rimase sempre in essa - anche· quando negli ultimi tempi sembrò che Mo~andi accedesse a visioni meno schematiche dei problemi politici italiani - la fondamentale contraddittorietà di un'opera diretta << a costituire >>,come era detto nella conclusione della nostra inchiesta, « un forte partito socialista muovendo dalla tesi della necessità della politica unitaria, di costituire cioè un forte partito· . senza dargli 11elcontempo, e anzi impedendogli di avere, una salda coscienza autonomistica>>. E la contraddittorietà sta tanto nel postulare la necessità di due partiti per una stessa politica, quanto nel fatto che un organismo il quale cresca ,al di là di certi limiti n.on può più accettare (diremmo quasi per ragioni di maturità fisica) tutele e direttive del genere di quelle che per il P.S.I. Morandi mutuava dal P.C.I.. Da questa impostazione generale discendeva poi, di fronte al problema del Mezzogiorno, una posizione per nulla originale, che, ripetendo sosta.n-· . zialmente i noti temi gramsciani, lo identifica come il punto più debole della struttura sociale italiana e, pertanto, come il luogo ideale per gli esperimenti di avvio al leninismo per strade italiane. Noi riteniamo che anche questa analisi non sfugga ai limiti fondamentali del giudizio storico-- politico sul quale è basata la concezione generale cl.onde essa scat11risce. ( 1 ) << Facendovi prima riferimento, soggiungevo, che voi, giovani compagni, reclutati sotto questo segno, non dovevate sentirvi ingombrati da altri interessi che il Partito potesse convogliare. A quali interessi intendevo precisamente riferirmi? Mi riferivo, è facile comprenderlo, a quella vorace vegetazione elettoralistica propria del periodo di sviluppo relativamente pacifico del movimento operaio europeo di cui è rimasta preda inerte la social-democrazia, agli interessi germinati dal parlamentarismo che in parte il nostro Partito ancora oggi convoglia in sè in forza del suo passato. Intendiamoci del resto con chiarezza su un punto come questo. Come Partito, non possiamo davvero permetterci il lusso di infierire su queste debolezze. Una deconsiderazione totale di interessi di questa natura riuscirebbe da parte nostra una ·negazione assai semplicistica. In fondo è pure in questo graduale riassorbimento dei residui inerti del passato che si esplica con utilità indubbia per il movimento operaio la nostra funzione di socialisti » ( dal discorso del 6-12-'52 al V Convegno► della gioventù socialista). [12] BiblotecaGino Bianco

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