le tesi politiche del suo vecchio maestro e padre spirituale, ninfa egeria paesana che non lo abbandona un istante tra i difficili scogli del governo e delle correnti democristiane. A lui non interessa la politica, ma la polizia... Il matrimonio tra Mario Scelba e la polizia italiana, con le sue tradizioni e le sue abitudini di arbitrio, è senza dubbio un matrimonio di amore». Le affinità di questo <<malvagio'> da romanzo di appendice con la polizia - la quale è <<u·n corpo pigro, malato, lontano dalla vita del paese, una grande forza di conservazione, inerte e passiva » - sono molteplici. Mario Scelba <<parla lo stesso dialetto e crede agli stessi prin-- cipi, che si riassumono nella concezione dello Stato come "amministrazione", come regolarità burocratica del sopruso. Per tutti e due, per Scelba e per la polizia, il più bel sogno sarebbe stato quello di poter schedare i pensieri di tutti gli italiani, per poterli più sicuramente dividere in sudditi passivi e in pregiudicati politici. Per arrivare a realizzarlo, hanno adoperato tutti i mezzi che il fascismo aveva lasciato a loro disposizione... L'occhio di Caltagirone .si è messo a frugare nelle cit- , I tà e nei villaggi, nelle portinerie dei grandi casamenti e nei tuguri dei baraccati, per operare la perfetta distinzione tra i cittadini che possono temporaneamente godere di alcune libertà, e i cittadini pericolosi per "l'ordine pubblico" e come tali da discriminare ». (pp. 43-44). E di simili <<feroci >>, ritratti a tutto tondo, ce ne sono molti altri, sebbene di minore statura. Ecco il questore Marzano (<<egli considera le leggi che ha a sua disposizione solo in quanto gli consentano di codificare il sopruso »), un certo dottor Canto, capo della squadra politica della Questura di Livorno (<<procede agli interrogatori tra luci violente, atteggiando alla più ripugnante ferocia la s1:1afaccia da mongolo, e tenendo sul tavolo il Mein Kampf di Hitler ... »), Ugo Montagna-Rocambole ( <<in lui è la chiave che apre il mondo della corruzione, dell'omertà, delle complicità e del vizio... Il suo campo d'azione è Roma, la Roma dei gerarchi e delle spie, dei fascisti prima, dei tedeschi poi, degli americani, dei democristiani ... »); ecco la Montesi, Piccioni, la Moneta Caglio, Pavone, Polito, Musco, Cau, Perenze, Spataro, Aldisio, Gedda, il questore Luca, il prefetto Mastrobuono, il maggiore della <<Celere » Cerra ... Sarebbe disonesto negare che in queste pagine si trovino anche ·notizie istruttive ed episodi inediti, e che vi si rifletta l'eco di antiche e recenti battaglie liberali, condotte principalmente dalla stampa della sinistra democratica (quella contro l'uso indiscriminato del confino di polizia e contro il <<foglio di via obbligatorio », quelle per la libertà di coscienza, di propaganda religiosa e di culto, quella che riflette l'annosa polemica einaudiana contro la istituzione del prefetto; il pastore Caliandro, Renzi e Aristarco, il passaporto del prof. Flora, Danilo Dolci, l'epidermide proibita delle ragazze delle Folies-Bergere, il divieto di traduzione italiana al libro del Peyrefitte, Le clés du Vatican, ecc.), anche se sfruttate qui a fini propagandistici. E neanche ci si può [123] Bibloteca Gino Bianco
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