può non suscitare sincero fastidio in chi cerchi in queste pagine una fotografia di situazioni e di eventi e non uno specchio deformante. In questo senso il volumetto del Basile si rivela a tratti poco più che un opuscolo propagandistico, poco più sù dei tanti « libri neri » di propaganda elettorale che sono venuti in particolare onore nelle ultime <<amministrative». Appartiene alle più elementari regole del giornalismo moderno la tendenza ad una esposizione piana, almeno apparentemente obiettiva e comunque distaccata dai fatti che sono oggetto d'indagne: ogni volta che si concede troppo al piacere dell'oratoria e della demagogia, o si tenta di raggiungere a buon mercato l'eclatante, l'effetto viene irreparabilmente compromesso. E' appunto il caso di questi Ultimi: borbonici: il vittin1ismo dei comunisti, dediti solo alla pacifica raccolta delle <<firme per la pace », e perciò perseguitati, discriminati, vilipesi, incarcerati, trucidati dalla polizia (cioè dallo Stato italiano, dal governo: da Scelba, siculo tenebroso, <<ultimo borbonico »), vi gioca un ruolo così ipertrofico ed esclusivo da rendere incredibili - e talvolta perfino ridicole - le molte cose vere che vi si narrano. E poi c'è un altro motivo che - ad un certo livello intellettuale di lettori - boicotta l'intento propagandistico da cui l'autore è principalmente animato: il carattere in gran parte retrospettivo di questa inchiesta. In accordo con gli ultimi sviluppi della politica comunista in Italia e con la parola d'ordine della « distensione interna», il Basi1'e sembra infatti considerare le nefandezze di cui è appassionato eron ista come il retaggio di un triste passato, il quale, se non è ancora del tutto sepolto, è stato almeno notevolmente mortificato dall'insorgere di nuovi eventi come la distensione internazionale, l'elezione del presidente Gronchi ed il <<più spirabil aere >> in cui ci ha trasportato il governo Segni. Ma la constatazione che i tempi sono mutati non contribuisce, come dicevamo, a diluire il tono oratorio di queste pagine. Non fummo certo noi a sottova1 utare l'efficacia demagogica di certe corrispond·enze documentate e tendenziose che venivano pubblicate dai giornali di sinistra - e specie dal Paese-sera - al tempo dell'affare Montesi. Ma, in un libro edito a due anni di distanza, tale efficacia rischia di svaporare, perchè ora quegli eventi stanno per assumere una prospetti va più sfumata, stanno per passare dalla cronaca alla storia: onde avrebb·e meglio disposto il lettore la secca elencazione di prove e di accuse di quanto non lo commuova il lungo e concitato n1artirologio comunista che si trova in queste pagine. Scelba, con la sua <<bovina ottusità politica», con la sua <<ferocia » e la sua <<incultura», è la scena madre del volume. E' qui che il racconto assu,me accenti da feuilleton. << Lo stesso disprezzo che, come avvocato, dimostrava verso le questioni puramente giuridiche, da deputato e da ministro egli lo consacra alla politica. In fondo, come prima si limitava a rendere esecutive le cause discusse e vinte da altri, così ora si applica essenzialmente a realizzare, con tutto il peso massiccio ' dell'apparato dello Stato, le manovre e (122] Bibloteca Gino Bianco
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