Nord e Sud - anno III - n. 20 - luglio 1956

Taddei - il giorna1 le assunse ile caratteristiche proprie di un quotidiano, attravers.o una più tipica e sostanziale sistemazione di servizi e rubriche. Infine, a sostegno del buon diritto che il suo editore aveva di servirsi della testata contesa, Il Giorno sostituì all'antico sottotitolo, per due soli numeri, l'altro di Il Mattino di Napoli; e ;poi, a partire dal 21 luglio di quel1 1'~nno, l'altro, definitivo ed alqt1anto più laconico, di Quotidiano del mattino. A causa della sospensione di cui abbiamo detto, Il Giorno è mancato proprio nel periodo di più immediata 1preparazione del referendum istituzionale; ma, a poco più di un mese di distanza da!lla instau,razione del nuovo regi·me repubblicano, quando Il Giorno •riapparve come quotidiano, Paolo Scarfoglio non mancò di spezzare la sua lancia in favore della causa monarchica, auspicando la formazione di un movimento compatto favorevole alla restaurazione. Questo atteggiamento venne vieppiù ribadito in oc~asione della campagna per le elezioni comunali del!l'autunno del 1946; in questa occasione, il giornale sostenne la necessità della formula monarchica, per il mantenimento del regime democratico, per fugare l'incubo borghese del << salto , nel buio». Ed 1 anche in quella occasione, quindi, Scarfoglio non procedette ad un attento esame comparativo della realtà che aveva di fronte e di quella immediatamente precedente al ventennio, nè si chiese perchè mai dovesse considerarsi baluardo contro la dittaturla quella stessa istituzione che alla dittatura aveva abbandonato ìl Paese. Ma furono molti a non farsi questa domanda e 1anon procedere a questo confronto. Nel numero del 15 ottobre di quell'anno, un editoriale del giornale salutava con termini espliciti, di calorosa adesione, la presentazione di una lista monarchica per le << amministrative >> del novembre 1946. L'~rticolo cominciava affermando cl1e: « La presentazione di una lista monarchica nelle elezioni amministrative di Napoli pone finalmente in piena lt1ce il problema della revisione istituzionale, se non dal punto 1di vista di una restaurazione, che sarebbe un cattivo augurio per Re Um!berto e per •la Regina, almeno ·dal punto di vista della mutabiilità degli istituti repubblicani ». E concludeva •con parole che, lette oggi, appaiono precorrere, squillanti, i fasti del Roma: « Riassorbire I4 mila sterratori, e non per molto, è ancora possibile; ma riassorbire là Sicilia, o la Campania è un po' più difficile ». [113] Bibloteca Gino Bianco

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