un'alleanza democratica (cfr. p·. es. in proposito il fondo di Leo Valiani in Italia Libera del 26 febbraio 1947 e il mio saggio ,, Dal"funità antifascista all'unità democratica» ·in Socialismo, 1947, n. 7-12); sempre partendo da queste premesse, ho sostenuto lo ~corso anno, al congresso del mio pa·ntiito a Torino, che la D.C., avendo accettata di assumere la difesa dei gra,ndi interessi privilegiati del nostro Paese, non poteva, come partito, dar vita ad una· reale politica di sviluppo democratico, nonostante i fermenti democratici che vi si agitano alla base. In que~to stes-so senso ho parlato al congresso di Milano del 1953, sostenendo che l'arco delle possibili aMeanze per una politica democratica è necessariamente limitato dalla logica degli interessi di classe: è impossibile fare la democrazia in Italia senza !!appoggio degli operai, dei contadini, dei ceti medi urbani e rurali, e soprattutto, dei tecnici e degli i,ntel- · lettuali, ma è impossibile farla con i monopolisti, con i grossi banchieri, con i grandi agrari, con i clericali, e naturalmente anche con i partiti che accettano di difenderne gli interes~i. e) Ho sempre ritenuto che una politica di questa natura, balsata su vaste alleanze ma altresì su chiari obiettivi democratici che escludano la confusione e la demagogia, richieda due condizioni essenziali: l'appoggio di tutte le forze operaie, e quindi una politica unitaria dei due partiti del'la classe operaia, e, nell'ambito di questa politica wnitaria, una presenza attiva d'el PSI come perno e come animata:re dello schieramento democratico. Conseguentemente ho sempre negato che si potesse in Itafia far progredire seria.- mente la costruzione dello s,tato democratico sulla base della politica socialdemocratica di appoggio all'imperialismo americarno e di rottura deWunità operaia, e neppure sulla base dell'esportazione in Italia di mentalità e di metodi del comunismo staliniano, pur1 riconoscendo la funzione es$.enziale dell'URSS alla testa del movimento 'di emancipazione del proletariato mondiale. Ciò mi ha valso sempre molte critiche da tutte le parti: sono stato volta a volta tacciato di « agente dello stalinismo» perchè sono sempre rima.sito fermissimo nelle posizioni unitarie e nella lotta contro la po,litica atlantica, oppure di « trotzkista» o di « titoista» perchè ho• 0S1tinatamente creduto nella molteplicità delle vie al socialismo, o anche, come hanno fatto ì Suoi collaboratori, .di « massimalista » o di « estremista n perchè non credo i compff'omes.si di vertici· più utili delle lotte di massa e preférisco ·in genere le strade maestre alle scorciatoie. f) Non ho creduto neppure in questi anni alla inevitabilità della guerra nè alla decadenza irrimediabile della produzione capitalistica, e ho rifiutato le impostazioni politiche semplicistiche che ne denivavano. Queste tesi., che ho avuta ora il piacere di veder confermate al XX Congresso del PCUS, [96] BibliotecaGino·Bianco
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