dasse sempre con sospetto agli studiosi, ed in particolare agli sc ienziati, accusati di sentimenti liberali. Tale situazione non venne a mutare con l'annessione al Regno d'Ita lia, chè furono conservate in vigore le legislazioni minerarie vigenti nei singoli stati, onde si ebbe l'assurdo di ben dodici leggi minerarie diverse, ispirate a principi giuridici diversi, che tennero il campo fino al 1 927. Nè si comprende perchè non venne estesa subito a tutto il Regno I.a legge mineraria sarda, del 1859, che aveva favorito il rigoglioso svilupp·o delle ricerche minerarie in Sardegna ed in Piemonte. In base a queste premesse, vediamo ora qual'è stato lo sviluppo d el~e singole regioni estrattive nel Mezzogiorno dalla fine del secolo scorso ad oggi. , Dalla fine del secolo scorso ai nostri giorni. In questo periodo poche industrie estrattive nel Mezz,ogiorno han no avuto continuità di produzione, a prescindere 1 be1t inteso dalle cave di • pietra. Solfo. - Benchè la scoperta dei giacimenti solfiferi in Irpinia sia relativamente recente, perchè rimonta ad appena una novantina d' anni, pure l'estrazione di questo minerale assunse ·ben presto importan za tale da guadagnare il prim,o posto nella produzione mineraria del Mezzo giorno. I giacimenti solfiferi del Mezzogiorno sono concentrati in Irpinia (pr ovincie di Benevento e Avellino) e in Cala·bria. (provincia di Cata nzaro). Come si deduce dai dati pu1 bblicati dal Servizio Minerario l'andamento della produzione dal 1900 al 1954 è stato alquanto irregolare: ciò è segnatamente in dipendenza dal fatto che la produzione del mine rale fu fortemente influenzata dalle condizioni generali del mercato e da lla produzione delle solfare siciliane. D·al dopoguerra ad oggi vicever sa si è avuto un costante aumento della produzione, segnatamente per la provincia di Catanzaro, che da 9.105 t. di calcare solfifero è passata nel 1954 ad una produzione di 55.692 t. La produzione nella provincia di Avellino, pur essendo anch'essa in leggero ,aumento, presenta tuttavia un and amento più discontinuo, dovuto soprattutto ad incidenti locali (incendi, allagamenti, ecc.); la produzione massima si è avuta nel 1951 con 103.920 t. Nel [76] Bibloteca Gino Bianco
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