Nord e Sud - anno III - n. 19 - giugno 1956

Ma non si. può trascL1rare un precedente di circa venti anni or sono: la nascita della città di Carbonia, che accese entusiasmi e speranze nella Penisola e soprattutto in Sardegna. I Sardi della campagna vedevano smentito da quell'avvenimento il mito dei muccl1i d'oro nascosti e custoditi dal demonio (detti variamente posidos, escusorigios, siiddados) che divengono all'istante carbone, cioè inutìle scoria, se non sia osservato un rituale magico di cui fa parte la prescrizione del silenzio da rispettare rigorosamente durante gli scavi. Era successo, invece, che nel deserto sulcitano si fos,se ritrovata, pur tra i più alti clamori, una enorme quantità di carbone, prezioso quanto l'oro. Inoltre i Sardi, almeno quelli di libro e di penna, salutavano nefla nuova città, alla luce della sfortunata storia dell'Isola, quasi la rottura dell'incanto di una sfiducia nell'avvenire, la quale durava, come si è detto, fin dal teIIl!po in cui lo straniero aveva impedito ai Sardi di passare dal villaggio alla città. Nata ieri, eppure già moribonda, la sua sorte malinconica ha forse cominciato a dare di nuovo alimento e validità, presso la gente semplice, alla leggenda degli antichi padri: che il popolo sardo sia nato mal fatato. Per quanti, iITTvecer,ifiutano le leggende e si attengono alla dura realtà, la nascita, lo sviluppo e la rapida decadenza di Carbonia costituiscono una lunga serie di errori, ,dalle origini a oggi. Errori di superbia, di orgoglio nazionalistico, di improvvisazione, di dilettantismo, di esperimenti contraddittori, di provvedimenti discontinui, di palliativi, di impiego di miliardi senza un piano chiaro e lungimirante di risanamento. Questa denuncia degli errori, tuttavia, non ha portato finora nessuno a concludere che è ormai tempo di abband·onarla al suo destino. Tutte le volte anzi che si è tentato d'innalzare bandiera bianca non solo non sono mancate le proteste dei minatori, degli impiegati, degli esercenti minacciati tutti nel loro p1ane, ma sono insorti a difenderla anche u·omini della politica, della tecnica, della cultura. ' Sarebbe ormai da gente sconfitta l'attardarsi nelle recriminazioni: rinfacciare, ad esempio, allo stesso Stato democratico di aver ingaggiato in quest'ultimo dopoguerra minatori e contadini sardi e non sardi, al tempo in cui il carbone Sulcis, non essendovi allora alcuna concorrenza nemmeno in campo i11temazionale, valeva oro; e di averne imposto la vendita a prezzo vile in Italia per salvare le industrie nazionali: industrie, che realizzarono u ti.li notevolissimi. Mette co,nto, piuttosto, chiedersi se l'azienda ·possa essere risanata, e con quali provvedimenti. Negli anni scorsi,, per estrarre una tonnellata di carbone, si spendevano 11 mila lire, e ogni tonnellata veniva venduta al prezzo di 6 mila lire. La [54] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==