Radice. Ci soffermere1no solta11to sugli ulti111i due interventi (Il Contemporaneo~ anno III, nn. 12 e 15), che ci sembrano tipici del punto più avanzato a c11i rispettivamente un indipendente di sinistra e un militante comunista possano giungere sul p1iaJno della cosiddetta autocritica. Giacchè il dibattito è appunto impegnato attorno a una specie di quadratura del cerchio, alla domanda cioè se e in che senso un inte~lettuale co,munista possa trarre conseguenze culturalmente incoraggianti dalle conclusioni del XX Congresso del PCUS, e dirsi veramente libero di pensare co,n la pro•pria testa. La risposta a questa domanda comporta naturalmente non tanto un impegno per l'avvenire, che nessu1no sa quale potrà essere, quanto una presa di posizione verso gli errori del p•assato e le manchevolezze del presente per quanto si riferisce alla cc linea culturale » del P.C.I., traendone rigorosamente tutte le conseguenze. Più ottimista il Cassala, un po' meno il Lombardo Radice, tutti e due gli scrittori concordano nel ritenere maturi i tempi per una franca ripresa della libertà di discussione ( cc ripresa » è però già un termine inadeguato e benevolo, perchè presuppone l'esistenza di un tempo in cui il Partito ammettesse tale libertà): e tuttavia la loro aspirazione resta meramente verbale proprio perchè, come era prevedibile, soltanto enunciata invece che messa in pratica. Scrive infatti Cassola, dopo aver ricordato che Il Contemporaneo1 nacque due anni fa proprio per dedicarsi alla elaborazione di una seria cultura di sinistra senza settarismi nè tabù: cc Ora) non mi sentirei davvero, a due ann,i di disitanza, di dare un giudizio negativo sull'aziorie svolta dal giornale. A 'jJarte la meritevole battaglia combattuta contro la politica culturale della destra (tanto più difficile a individuar•si in quarito ipocritamente mascherata con la pretesa cc libertà della cultitra »), mi sembra che Il Contemporaneo abbia dato a più riprese prova di coraggio e di spregiudicatezza ». Si desidererebbe conoscere almeno u11 paio di esempi del genere, ma ovviamente Cassala tace su questo punto essenziale e passa invece a una critica che semplifica assai bene il contrario: cc Certo che ha perduto parecchi autobus nei confronti di posizioni culturali) artistiche e letterarie sovietiche~ che sono state criticate -solo sulla scia delle critiche della Pravda o di Letteratura sovietica, d del Congresso degli scrittori. _ Titttavia qitesto _ dite ·uoi _ potrebbe essere più una prova di se11ietà che di conformismo. _ Be\ qitesta mi sembra una Sicusa: anche dalle riproditzioni ci si poteva fare un'idea della pittura di itn, Gherassimov o dell'architettitra neoclassica sovietica» (cose peraltro che - vedi il <bel libro di Zevi - i perfidi borghesi avevano, aggiungiamo noi, fatto da anni, criticando severamente l'arte minculpopista di Stalin, senz'attendere il permesso di nessuno). Ad ogni modo il Cassola resta ottimista e conclude: cc Il riserbo diplomatico di cui ho parlato è una manifestazione di quella 'psic01logia da assediati \J di cui parla Sartre: psicologia [46] BiblotecaGino Bianco
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