si tratta sempre di considerare troppo dura la grinta di, Dulles, ma qualche volta di considerarla perfino troppo accomodante, nel caso- di Nasser t ra l'altro, il quale ora sta per venire in visita ufficiale a Roma (per gli argomenti della politica mediterranea, e per i motivi di preoccup,azione che ne derivano, rinviamo all'articolo· di Federico Gozzi, in questo stesso nu mero di Nord e Sud). E questo stesso n1onito, circa le proporzioni dei vari p1 ro,blemi, le priorità e le co,nnessio,ni fra di essi, vorremmo 1 rivoilgere per la politica interna. Così, per giudicare tutto e tutti1 in funzione •dei rapporti con lvlalagodi, ci si potrebbe trovare a dire che sempre è bene quel che fa Nenni e sempre è male quel che fa Saragat; per malinteso laicismo, si potreb,be non te nere nel giusto conto la funzione democratica che posso,no e debbono assolv ere i cattolici; per oltranzismo progressista e per suggestioni letterarie, si p otrebbe pervenire, magari solo come stato d'animo, all'anacronistico e grottesco cc pas d'enn,emis à gauche », già nobile inseg,na, in tempi precom11nisti e preden10cristiani, del radicalismo dreyfusardo, ora logora etichetta de l frontismo più screditato. La nota de L'Espresso ci ha fornito lo spunto per dire tutte queste cose, per ammonire su tutte queste prospettive ingannevoli, di p olitica estera e di politica interna, gli ambienti della sinistra dem,ocratica. Ed il nostro discorso si è venuto allargando. D'altra parte le nostre osservazi oni potrebbero sembrare inopportune se non dicessimo che gli uomini di qu ella redazione, de L'Espresso~ provveduti come so,no di generosa sensibilità democratica, an - che quando per avventurra o· disavventura parlano di « Europa come evasione » non possono essere coinvolti nel giudizio di superficialità che investe quei commentatori della crisi del centrismo e dell'europeismo, che di questa crisi si rallegrano, nell'u,no come nell'altro dei suoi aspetti; e che intravvedono prossime e mature, idilliche e pacificanti, le soluzioni dei nostri problemi. Tanto è vero •che, proprio ne L'Espresso, in un numero successivo, abbiamo letto una nota cl1e opportuna1nente amm•oniva su~ pericolo che la proclamata morte del quadripartito si risolva in una riedizione più o meno corretta del funesto tripartito• 1946-'47. Non è quindi all'Espresso che si può riferire la nostra precedente allusione su una « disperante » disinvoltura co111 cui si viene da più p·arti co,mmentando, senza adeguatamente interpretarle, la crisi del cosiddetto• centrismo e quella dell'europeismo ». Comunque, a proposito della crisi del centrismo vorremmo aggiungere qualche considerazione. Per l'europeismo ab,biamo riaffermato la nostra posizione e rimandiamo chi vo,lesse contestare le ragioni su cui es sa si fonda alla citata nota: cc Periferia dell'Europa », pubblicata nel numero 6 di Nord e Sud. E quindi, s,e la cosiddetta crisi del centrismo dovesse fatalmen te comportare un inasp,rimento della crisi dell'europeismo, noi sar emmo risoluta- [40] Bibloteca Gino Bianco
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