mica del Mediterraneo orientale è perchè le zone depresse le abbiamo in. casa; e in questo, piaccia o no, non siamo affatto migliori degli arabi~ Ed è finalmente necessario riflettere prima di prendere impegni: irf questi giorni tutti possono leggere sui giornali le notizie del nuovo governo somalo, dell'autonomia che s'è instaurata nella regione, e, naturalmente, della missione civilizzatrice dell'Ital~. Quello che non si legge è che il nostro mandato in Somalia al momento della scadenza (1960) ci sarà costato alcune diecine di miliardi e che alla fine i tre-quarti di questi miliardi sar,anno stati un regalo che noi avremmo fatto ai somali. E Dio non voglia che nel 1960 vi sia al potere in Italia un governo così folle da brigare alle Nazioni Unite per ottenere una conferma del mandato: sarebbero altri miliardi buttati via dalla finestra. Ora il nostro paese non può pagarsi questi lussi. Sono appunto gli impegni di questo genere che biso- • • gna evitare con ogni cura. Un ultimo punto si vuole ancora sottolineare: ed è che il Medio Oriente non deve essere la solita <<diversione>>a, cui siamo ormai abituati in Italia, per distrarre l'attenzione dagli altri e fondamentali problemi della politica estera del paese. Poichè abbiamo visto che la sola politica possibile per l'Italia nel Medio Oriente è una politica di collaborazione ad uno sforzo comune di tutto l'occidente per lo sviluppo dell'area economica del Mediterr,aneo orientale, è evidente che essa potrà essere fatta solo tenendo fermo ai punti già acquisiti della politica estera italiana; i soli d.ue che veramente rappresentino gli interessi permanenti del nostr.o paese: la solidarietà politica ed economica dell'alleanza occidentale, ~ costruzione politica ed economica di uno Stato federale europeo. N.on ci si venga a, raccontare perciò che si corre dietro alle utopie atlantiche trascur,ando le occasioni concrete; non ci si mostri (e qui il discorso vale pei partiti e per gli uomini di governo) tiepidi europeisti, possibilisti all'estremo. E meno· ancora si facciano « discorsi del Campidoglio» e minacce di sub.ordinare questo a quello. È chiaro che noi non a·bbiamoda subordinare nulla a nulla: ma dobbiamo continuare per la nostra strada, che è la stessa delle grandi: democrazie occidentali. Tutto il resto, tutte le altre iniziative, dalle offerte di mediazione alla visita di personaggi verso cui non poss.iamo sentire al-· cuna forma di solidarietà, nè politica nè civile, di personaggi tipo Nasser· insomma, tutto il resto sono cose inutili. Anzi: più che inutili, dannose°' · ... , ,. - .......... \. [19] Bibloteca Gino Bianco
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