Nord e Sud - anno III - n. 19 - giugno 1956

<:ontr,ogli inglesi, il sentimento di una necessità dell'espansione della nazione, il gusto per le sconfitte altrui, il terrore della razza ·bianca sommers,a: ·ma tutti erano in chiave di una edizione riveduta del vecchio motto: arma .la prora ... E nessun contributo è venuto dall'estrema sinistra. Qui il rifiuto in blocco dell'impostazione della politi~a estera _italiana, dalla fedeltà atlantica allo sforzo di integrazione europea, porta a vedere nei recenti avvenimenti medio-orientali solo dei fatti nuovi che possono far saltare la struttura di tutta la politi~a occidentale. N.on si va, perciò, al di là di affermazioni generiche sulla necessità di una politica diversa da quella seguita .finora, che riconosca i fatti nuovi avvenuti in Asia o in Africa: in che cosa poi precisamente consista ques~ << politica diversa » è difficile inten- ,dere. Occorre guardarsi tuttavia, da un altro luog.o comune che è nella bocca <li molti, a.nche di sinceri democratici, per nulla tentati dalla retorica na- _zionalista o dai totali rovesciamenti vagheggiati dai comunisti. Questo .luogo comune tiene tutto nella frase: cerchiamo di penetrare nei mercati .del Medio Oriente per dare uno sbocco alle nostre industrie. Su tale punto conviene non farsi nessuna illusione: i mercati dei paesi arabi sono mercati poveri, anzi p.overissimi, còn scarsissime capacità di ~ssorbimento, e dove c'è già una guerra di industrie abbastanza forte tra i tedeschi, gli americani, gli inglesi e i francesi, cioè tra paesi che hanno un'attrezzatura industriale .maggiore della nostra, che producono veramente, almeno i primi due, a _prezzi di concorrenza internazionale, e sono abbastanza solidi per f~re una p.olitica di dumping. Quello della conquista dei mercati ara'bi è in gran parte un mito (proprio come quello del commercio coi paesi del blocco -orientale, che i comunisti te.ntano di accreditare), fond,ato sul disconoscimento di che cos'è un mercato di una zona depressa. E non vale dire, come talvolta si dice, che le relazioni commerciali con l'Italia, a differenza .di quelle con altri paesi, non darebbero nessun sospetto di colonialismo: perchè le relazioni commerciali, nella normalità dei casi, conoscono un solo elemento di discriminazione: i prezzi. Resta, dunque, il problema e l'esigenza: ma l'uno e l'altra ·vanno posti in modi affatto diversi. Il ministro Martino, nel discorso pronunciato ,a Palermo il 23 aprile, ·ha. avuto l'accortezza, pur tra la molta retorica mediterranea, di evitare i principali scogli che erano come connaturati all'argomento. Ma ques~ _prudenza e forse il luogo stesso in cui il discorso era pronunciato, il Cen- [16] Bibloteca Gino Bianco

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