Nord e Sud - anno III - n. 19 - giugno 1956

con entusiasmo di rifarsi alle sue forze dionisiache. Wagner dal canto suo contribuì a tener vivo tra un largo pubblico concetti romantici di natura e sangue, amore e misticismo. Intanto il pensiero tedesco procedeva sulla via della separazione tra scienza e filosofia, Dilthey e Simmel mantennero una posizione di equilibrio, Husserl tolse ogni valore universale al pensiero, riducendolo a fenomeno, al pari dei fatti scientifici che questo pensiero indaga. Una valorizzazione delle forze naturali anche da parte della scienza si ebbe con i grandi psicanalisti; ben più irrazionale è poi Bachofen con le sue teorie sul matriarcato, dove Terra-Madre e Dio-Figlio si contrappongono a Dio-Padre, simboli della lotta tra il tellurismo, regno degli istinti possenti, e la luce, ordine razionale. Poi, il poeta Stefan George, con i suoi miti decadenti di rinnovamento del mondo dei giovani. Tutti elementi culturali che hanno permesso l'affermazione del nazismo, cioè dell'irrazionalismo politico. Vermeil, nella definizione del nazionalismo tedesco, non distingue però l'esistenza di un nazionalismo razionale da uno irrazionale, di derivazione romantica. Qui di nuovo la volontà di vedere tutto eguale, e di condannare tutto, lo porta a vedere male e a giudicare secondo concetti estrinseci. La trattazione del problema sbocca in un quadro grigio, nel quale le singole figure e le singole posizioni emergono confusanìente. A differenza dell 'Adler, dai cui libri è sostanzialmente derivata la trattazione, Vermeil non scrive durante . . ' . . una guerra 1n atto, e perc10 non s1 giustificano certi schematismi. Senza distin- . guere tra sentimento nazionale, nazionalismo ed imperialismo, guardando pit1 ai diversi elementi della passata storia tedesca che questi pensatori esaltano, che ai problemi specifici che essi agitano, Vermeil viene ad ignorare la complessa problematica nazionale e nazionalista tedesca. Credendo poi, come tutti i Francesi, che il nazionalismo tedesco sia diretto esclusivamente contro di loro, egli non approfondisce i rapporti con gli Slavi, che sono altrettanto importanti. Così, se il lettore viene ad avere un'idea del fatto che il nazionalismo tedesco fu dal principio chiuso in sè ed esclusivista, questo fatto non viene mai messo nel suo giusto rilievo, nè spiegato nelle sue cause. E così manca una chiara analisi di quanto il nazionalismo tedesco sia aggressivo, di quanto sia soddisfatto, di quanto vi sia in esso di razionale e di irrazionale: cioè del razzismo. Anzi, a proposito di questo, Vermeil abbandona il giudizio espresso in un suostudio precedente, Le racisme allemand, dove aveva molto giustamente notato la prevalenza politica dell'imperialismo durante la prima guerra mondiale, e la prevalenza del razzismo durante la seconda guerra mondiale. La Germania adesso per 1 ui è se1npre stata la stessa, e sempre lo ' sara. La quarta parte, dedicata all'economia,. è la più giornalistica, dove più prevalgono frettolose polemiche, a~gomentazioni confuse e contraddittorie, accumulate senza alcuna reale problematica. Sarebbe stato estremamente interessante seguire, se non altro, la vita economica della Germania nel suo intricarsi e nel reciproco influenzarsi con la vita politica. Vermeil però non va più in là dell' affermazione che << la forsennata industrializzazione era equivalente all'imperialismo>> per l'età· [127] BiblotecaGino Bianco

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