Nord e Sud - anno III - n. 19 - giugno 1956

mento degli investimenti si mantiene costantemente più elevato nei paesi ricchi, per cui questi finiscono per attrarre anche i pochi risparmi delle zone depresse. Gli apporti di capitale privato sono ormai circoscritti a pochi casi di particolare rilievo, mentre per una politica sistematica occorre fare affidamento sull'azione deliberata delle istituzioni finanziarie inter ... nazionali. Un punto sul quale l'A. insiste ripetutamente è quello delle conseguenze economiche delle spese di riarmo (p. 248). Secondo calcoli fatti dagli esperti dell'ONU, le spese militari rappresentavano nel 1952 il 67,7 % del totale delle spese· negli .Stati Uniti, il 36 % in Francia e in Gran Bretagna, alquanto di meno negli altri paesi europei. Un fenomento così imponente non può mancare di produrre pressioni inflazionistiche e, alla 1 unga, la cri- -si economica. Effettivamente quando si effettuano nuove spese militari si dedicano determinate risorse economiche alla produzione di beni che non servono nè al consumo nè a nuova produzione, e sono quindi al di fuori del circuito economico. La disponibilità dei beni di consumo viene quindi a diminuire, e poichè il potere no-- minale d'acquisto dei consumatori è rimasto invariato, l'aumento dei prezzi è inevitabile. Ora se il livello della produ-- zione è inferiore alla capacità massima, l'effetto ultimo sarà un aumento della produzione e del reddito. Ma se il sistema lavora già al massimo ritmo, l'ammontare dei beni producibili è fisso e ogni aumento della produzione militare comporta una restrizione dei beni disponibili per altri usi: il consumo in questo caso è un mero residuo, e se il potere d 'acquisto della collettività resta invariato, la _ .. inflazione è inevitabile. Risulta dai dati riportati dall' Angelopoulos che solo gli Stati Uniti sono riusciti per ora, grazie alle risorse pressocchè inesauribili di cui be-- neficiano, a fronteggiare un vastissin10 programma di riarmo senza comprimere lo sviluppo della produzione per scopi civili. Fra i paesi europei, hanno invece maggiormente risentito della politica di riarmo la Gran Bretagna e la Danimarca, mentre ne hanno tratto moderati vantaggi il Belgio e la Germania. Più di ogni altra cosa nuoce al volume dell'Angelopoulos, come a molte pubblicazioni consimili, un certo semplicismo che mal si concilia con la pretesa veste scientifica dell'opera. Più che di dimostrare la fondatezza delle sue tesi, l'A. si mostra preoccupato di citare i rapporti dell'ONU, che, salvo rare eccezioni, vengono accolti con l'autorità dell'ipse dixit. Spesso l'A. si sbarazza con poche frasi di argomenti di importanza fondamentale come quello ad es. del capitale fisso sociale (p. 146). Quando poi si avventura su un terreno più strettamente tecnico, l'A. rivela la sua scarsa familiarità con la teoria economica cosiddetta pura. Così ad es. egli afferma che il moltiplicatore del reddito è l'inverso della propensione al consumo (p. 102), mentre moltiplicatore e propensione al consumo sono legati se mai da una relazione diretta; ancora egli afferma (p. 97) che in regime di monopolio il prezzo è determinato dal costo medio, mentre questa è la caratteristica della concorrenza perfetta, in cui costo medio, costo minimo e prezzo si identificano. Tutt'al contrario la caratteristica del mo• nopolio è invece data dal fatto che il prezzo di vendita è maggiore del costo medio (giacchè, come è noto, il prezzo prescelto [122] BiblotecaGino Bianco

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