tri settori; e quando nella maggio!anza dei rami della produzione si effettuassero investimenti pubblici passivi, ogni possibilità di trasferimento si esaurirebbe, e tutto si risolverebbe in una dannosa utilizzazione delle risorse disponibili. Dopo tutto, se in chimica nulla si crea e nulla si distrugge, anche in economia nulla si crea, ma molto invece si può distruggere. Un argomento su cui le idee .dell'Angelopoulos appaiono decisamente confuse, e atte a trarre in inganno il lettore, è quello fondamentale della funzione del risparmio. Pare dalle parole dell'A. (ad es. p. 216, 224) che ogni atto di risparmio sia destinato ad impedire lo sviluppo econo1nico, e a spianare la via alla depressione: ciò è vero di alcuni casi, ma non di tutti. Esiste in ogni sistema economico un livello della produzione che deve essere considerato il massimo conseguibile, e che dipende dallo sviluppo della popolazione e dallo stato della tecnica. Qualora questo livello non sia stato raggiunto, esistono delle risorse produttive inutilizzate e quindi disponibili ai prezzi correnti. In questo caso una diminuzione della propensione al consumo (e quindi un aumento della frazione di reddito risparmiata) da parte della collettività genera una diminuzione dei prezzi dei beni di consumo senza che vi sia alcun nuovo incentivo ad aumentare l'investimento. Un aumento invece della propensione al consumo (con il conseguente aumento dei prezzi dei relativi beni) stimola a nuovi investimenti che sono immediatamente possibili senza aumento dei prezzi dei beni strumentali, data la esistenza di riserve inutilizzate. In questo caso il risparmio è effettivamente dannoso. Ma questa è l'ipotesi dell'economia ricca che attraversa una fase di momentanea depressione. Altri casi esistono e sono quelli dei paesi poveri che almeno in alcuni settori lavorano già ad un regime di piena utilizzazione delle risorse disponibili. Qui l'aumento della produzione è ottenibile solo attraverso una maggiore dotazione di beni strumentali, che a sua volta può essere ottenuta (se si esclude l'intervento di capitali esteri)'- solo con l'adibire alla produzione di questi beni risorse impegnate nella produzio-- ne di beni di consumo. In altri termini la produzione (e quindi il reddito) può es-- sere sviluppata solo attraverso la tempo-- ranea contrazione dei consumi, cioè attra- .verso un atto di risparmio. Questa distinzione è alquanto oscura nelle pagine del1' A. che, come abbiamo rilevato, tratta promiscuamente problemi delle economie rie-- che e delle economie povere. Trattando il problema del finanziamento degli investimenti nelle aree depresse,. opportunamente l'A. mette in rilievo la. necessità di prescindere dagli apporti di. capitale privato. I grandi investimenti esteri furono una realtà nel passato quan-- do esistevano particolari condizioni favo--- revoli al trapasso dei capitali dai paesi ricchi ai paesi arretrati: fra queste la stabilità economica, la possibilità per il pae-- se esportatore di capitali di stabilire una1. signoria politica sul paese importatore, il basso saggio di rendimento degli inve-- stimenti nei paesi progrediti, e soprattutto la redditività degli investimenti nei. paesi poveri, assicurata dal fatto che il mercato dei prodotti di questi investimenti. era costituito dagli stessi paesi ricchi le cui industrie si rendevano acquirenti del-· le materie prime prodotte nei paesi sottosviluppati. Tutte queste condizioni oggi non sussistono più; al contrario il rendi- [121] Bibloteéa Gino Bianco
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