Nord e Sud - anno III - n. 19 - giugno 1956

di fronte alla quale essa si troverebbe nelle stesse condizioni di qualsiasi impresa privata; prova ne sia che ricorre alla réclame Io stesso monopolio italiano dei tabacchi. L'argomento delle nazionalizzazioni porta ad un altro problema: quello della differenza tra i criteri di comportamento dell'impresa pubblica e privata. L'Angelopoulos afferma ripetutamente che questa differenza consiste nel fatto che, mentre l'impresa privata segue il principio del profitto e della reddi"tività degli investimenti, l'impresa pubblica persegue criteri di utilità sociale e di produttività (p. 68, 69, 85, 144, 170). Queste espressioni, e altre consimili, probabilmente a causa della loro assoluta mancanza di senso comune, riscuotono generalmente unanime assenso; e con frasi del genere si è soliti affidare allo Stato le industrie più disastrose e le imprese più deficitarie; vale dunque la pena di chiarire qualche idea in proposito. Un investimento è produttivo allorchè genera un aumento del reddito, cioè del flusso di beni utili di cui beneficia la collettività. Questo criterio vale sia per gli investimenti pubblici che per i privati; senonchè laddove il privato effettua solo investimenti produttivi, lo Stato oltre all'attività produttiva esercia anche un'attività di redistribuzione delle ricchezze. Ad es. quanto lo Stato costruisce un ospedale, esso opera un trasferimento di ricchezza dai cittadini abbienti a quelli meno abbienti per offrire a questi determinate prestazioni sanitarie: in questo caso il problema della produttività non si pone, dato che l'unico scopo è quello redistributivo. Ma quando lo Stato non si pone fini di redistribuzione, esso deve curare la produttività dell'investimento (cioè la capacità di produrre reddito) esattamente come il privato: con la sola differenza che mentre l'orizzonte economico del privato è assai limitato, per cui i rendimenti molto lontani nel tempo vengono fortemente svalutati e di conseguenza l'imprenditore rifugge da investimenti a lungo termine, lo Stato può prendere in considerazione anche rendimenti assai distanziati nel futuro. La costruzione di una strada, ad es., è il caso dell'investimento a lunga scadenza che appunto perchè tale può venire effettuato solo da un ente pubblico. Ma, a parte questa differenza di prospettiva, il calcolo della vantaggiosità dell'investimento è analogo per le imprese pubbliche e private .. Ciò non si può constatare chiaramente nella realtà perchè gli scopi di produttivitài si trovano costantemente associati ad intenti di redistribuzione; ma appunto per questo è tanto più necessario che i due aspetti dell'attività statuale siano tenuti concettualmente divisi. In uno stato del1' economia in cui domini l' iniziativa privata, gli interventi pubblici avvengono solo per scopi redistributivi, sono quindi necessariamente non produttivi, e sono finanziati attraverso l'attività fiscale. Ma quando si invoca il più ampio intervento pubblico nel campo della produzione, fino al punto di chiedere la nazionalizzazione· della quasi totalità delle industrie (come fa l'Angelopoulos ), è assurdo continuare· ad affermare che lo Stato non persegue scopi di profitto: tutto al contrario, lo Stato deve ricercare investimenti produttivi cioècapaci di aumentare (sia pure a lunga scadenza) il reddito della collettività. Una gestione puramente passiva delle imprese pubbliche, è bene ricordarlo, dovrebbe essere finanziata con ricchezza tratta da al- [120] BiblotecaGino Bianco

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