fino a quel momento, gli rivelò quasi una nuova dimensione della realtà, e gli fece toccar con mano da quante difficoltà e durezze sia contrastata la vita dell'uomo nel suo espandersi in virtù di opere e in concretezza di azioni. Delle ultime lettere raccolte in questo volume le più significative sono quelle scambiate col Montanelli (a cui si può aggiungere l'altra del Dragonetti interessante direttamente il problema della polemica murattiana) e col Villari (e francamente aggiungerei anche quella assai bella per la sua naturalezza e a tratti assai acuta di Luigi di Larissé, pp. 222-223). ·Quanto alle lettere al Villari (per le quali mi sia consentito inviare alla mia recensione in Nord e Sud, n. 14 cit.), confesso di non aver inteso l'accenno che ad esse fa il Mazzocchi Alemanni nella sua introduzione: << quella voce, a volte troppo impersonale e distaccata, sembra assumere inflessioni più fonde e sensibili, il pro-· filo addolcirsi (e consegnarsi) in una piega di malinconia (pur non mai compiaciuta, non mai decadente e morbosa), in cui la consapevolezza storicistica incontra ANGELos ANGELOPOULos: Pianificazione e progresso sociale, edizioni di Comunità, Milano 1956. Il problema della pianificazione economica presenta una duplice caratteristica: da un lato esso suscita delicate questioni di economia teorica, dall'altro esso tocca da vicino come pochi altri la personalità del singolo individuo nelle sue prerogail limite, e lo accetta, e ne acquista respiro e prospettiva » (p. XXVII). Questi mi paiono concetti generici e giudizi niente affatto individuanti, che si possono ormai leggere, ad un di presso con le medesime parole, in certe << terze pagine » di quotidiani di provincia, magari delle poesie di Villaroel. E cosa vorrà dire poi che << la consapevolezza storicistica » etc. etc.? La_ introduzione è del resto corretta: solo che le ultime frasi dove si accenna allo slargarsi della mente del De Sanctis, al << passaggio dal clima della provincia italiana a quello della più moderna, avanzata cultura europea », e si parla degli anni del1' esilio torinese e zurighese, possono generare nel lettore un equivoco. Perchè il De Sanctis il contatto con la cultura europea non l'ebbe dai suoi forzati viaggi a Torino e a Zurigo (Torino, poi, gli pareva quasi la città più addormentata di quelle da lui conosciute), ma l'aveva già avuto proprio ·nella << provincia » napoletana: Hegel e tutta la filosofia romantica, tedesca erano già state le sue letture ·e le sue m·editazioni prima che com:inciassero le traversie e l'esilio. VITTORIO DE CAPRARIIS tive di cittadino e di soggetto economico. Affrontare un tema di questo genere i1nplica generalmente una scelta preliminare: o fare opera di scienza, e contentarsi di venticinque lettori, o ricercare il più vasto pubblico dei profani e comporre un'opera divulgativa. L' Angelopoulos ricerca invece una via intermedia: la sua opera ha certamente aspetto di volgarizzazione, pur avendo delle pretese scientifiche; e mentre [116] BiblotecaGino Bianco
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